Il giornalismo è la mia passione e la mia professione. Sono una giornalista d'inchiesta, collaboro con il Fatto Quotidiano, dopo aver lavorato quattordici anni per il quotidiano la Repubblica e per il settimanale l'Espresso.
In cooperazione con un team di media internazionali, ho lavorato fin dal 2009 con Julian Assange e con la sua organizzazione, WikiLeaks, al rilascio di tutti i documenti segreti, a partire dai file sulla guerra in Afghanistan (Afghan War Logs), dai cablo della diplomazia Usa (Cablegate) e dalle schede segrete dei detenuti di Guantanamo (GitmoFiles), fino alle rivelazioni più recenti sulla missione europea in Libia contro i trafficanti di migranti e sullo spionaggio dei leader francesi ed europei da parte della National Security Agency (Nsa).
Ho lavorato con il giornalista americano Glenn Greenwald ai file top secret di Edward Snowden per l'Italia e guidato la ricerca giornalistica del documentario di inchiesta “Snowden's Great Escape” della tv pubblica tedesca “Ndr” e danese “Dr”.
Ho indagato su gravi casi di inquinamento ambientale, sulle condizioni dei lavoratori pakistani in una fabbrica del tessile italiano, esposto i seri problemi del decommissioning nucleare italiano, intervistato l'inafferrabile A.Q.Khan, il padre dell'atomica pakistana.
Non penso assolutamente al giornalismo in termini di carriera. Ci penso in termini di interesse autentico, mi sento vicina alle persone che amano un mestiere e puntano a farlo bene, anzi benissimo. Credo nella forza del giornalismo, che per me è solo uno: quello d’inchiesta e d’approfondimento. Il giornalismo che indaga e dà fastidio.
Accedere a questa professione mi è costato tanto: non ho speso tutto il tempo e le energie “for merely printing news”.