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Caso Snowden, David Miranda vince la sua battaglia per il giornalismo investigativo

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 19 gennaio 2016

(http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/01/19/news/caso-snowden-david-miranda-vince-la-sua-battaglia-per-il-giornalismo-investigativo-1.247161?ref=HEF_RULLO)

David Miranda, il compagno del giornalista americano Glenn Greenwald a cui Edward Snowden ha consegnato i file top secret della Nsa, che anche “l'Espresso” ha pubblicato in collaborazione con Greenwald, ha vinto la sua battaglia contro il governo inglese, che nell'agosto 2013 l'aveva arrestato all'aeroporto di Heathrow, a Londra. E', in qualche modo, anche una vittoria del giornalismo investigativo, quello che scava negli angoli oscuri dei governi.

L'arresto aveva scatenato un dibattito mondiale. Pur di riuscire a fermare la pubblicazione dei file di Snowden e per scoprire quali e quanti documenti esattamente l'ex contractor della Nsa aveva passato ai giornalisti Glenn Greenwald e Laura Poitras, il governo inglese era arrivato a usare la controversa legge antiterrorismo “Schedule 7”. Questa normativa speciale consente a polizia e servizi segreti inglesi di fermare chiunque all'aeroporto, anche senza alcun sospetto specifico, interrogarlo senza l'assistenza di un avvocato e senza che l'interrogato possa avvalersi della facoltà di non rispondere. La legge consente anche di sequestrare qualsiasi materiale in possesso della persona fermata.

Quando Miranda fu arrestato e interrogato per nove ore a Heathrow, gli venne sequestrato tutto il materiale giornalistico che aveva con sé. Furono in molti a criticare la scelta di usare una legge pensata per colpire i veri terroristi, che trasportano i materiali e i piani per un attentato (tipo i corrieri di al-Qaeda), per colpire invece chi faceva giornalismo investigativo.

Adesso la decisione della Corte di Appello di Londra la cui sentenza stabilisce che la legge antiterrorismo “Schedule 7” è incompatibile con la libertà di espressione prevista dalla Convenzione europea per i diritti umani e incompatibile con il diritto dei giornalisti di proteggere le fonti. Si tratta di una sentenza estremamente significativa in una Europa e in un mondo che sta estendendo sempre di più la definizione di terrorismo.

Nel settembre scorso, intervistato da l'Espresso , David Miranda aveva spiegato perché aveva deciso di trascinare il governo inglese in tribunale per sfidarlo davanti a una corte sulla legittimità e sulle conseguenze del suo arresto: «Voglio dimostrare quanto siano disgustosi governi come quello inglese, americano, canadese e australiano: vogliono creare questo mondo, quest'atmosfera per cui i giornalisti non possono fare il loro lavoro», aveva detto al nostro giornale Miranda. Aggiungendo: «Sorvegliano i giornalisti che vogliono esporre gli abusi di potere e poi bollano il loro lavoro come 'terrorismo'. E' per questo che ho portato avanti la mia azione legale: voglio dimostrare al mondo che possiamo vincere contro questa gente, possiamo combatterli e costringerli alla trasparenza e alla giustizia».

Il caso Miranda sarà importante anche per decidere le sorti di Sarah Harrison, la giornalista di WikiLeaks che volò a Hong Kong per aiutare Snowden a scappare e a chiedere asilo politico . Dopo aver assistito Snowden, la Harrison è costretta a vivere da esiliata a Berlino, perché i legali di WikiLeaks le hanno sconsigliato di tornare nel suo Paese, l'Inghilterra, in quanto rischia di essere arrestata alla frontiera esattamente come successo a David Miranda. La sentenza di oggi della Corte di Appello riapre la partita.