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"Mio fratello Giovanni Lo Porto, ucciso da un drone americano, dimenticato dallo Stato"

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 15 gennaio 2016

(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2016/01/15/news/mio-fratello-giovanni-lo-porto-ucciso-da-un-drone-americano-dimenticato-dallo-stato-1.246924?ref=HEF_RULLO)

Siamo stati completamente abbandonati e, contrariamente ai funerali di stato di Valeria Solesin trasmessi dalla televisione italiana e a cui ha partecipato il presidente Sergio Mattarella, nessun rappresentante di alto livello del governo italiano o di quello americano si è presentato al funerale di Giovanni Lo Porto. E persino trasportare i resti del suo corpo da Roma a Palermo è stato un incubo burocratico.

E' un racconto amarissimo quello che ha fatto al quotidiano inglese "Guardian" Daniele Lo Porto, il fratello di Giovanni, l'operatore umanitario rapito in Pakistan nel 2012 da un gruppo terrorista e poi ucciso da un drone americano in circostanze che ad oggi rimangono completamente oscure. Un racconto veramente amaro, ma allo stesso tempo pieno di dignità.

Nello spiegare al Guardian come, dopo le condoglianze iniziali, nessuno del governo italiano si sia mai fatto più sentire né la famiglia abbia ricevuto alcuna compensazione o anche solo un'offerta di risarcimento dagli Stati Uniti, Daniele Lo Porto ripercorre quei mesi di attesa, quando ancora la sua famiglia credeva alle rassicurazioni della Farnesina che le trattative procedessero bene e che Giovanni sarebbe stato presto liberato. Poi però lo shock delle rivelazioni di Barack Obama: il 23 aprile 2015, il presidente degli Stati Uniti dichiarò pubblicamente che Giovanni Lo Porto e l'americano Warren Weinstein erano stati "tragicamente uccisi in un'operazione antiterrorismo", presentando le proprie condoglianze e il proprio dolore per quanto accaduto.

Obama non entrò assolutamente nel merito dell'operazione antiterrorismo, e di fatto a rivelare che si fosse trattato di un drone, che aveva preso di mira la struttura in cui Lo Porto e Weinstein erano tenuti prigionieri, fu la stampa, che cercò di ricostruire l'attacco. Eppure ad oggi quello che è accaduto davvero rimane un mistero.

L'unica cosa certa è che Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein sono le prime due vittime di un attacco dei droni per cui il presidente Obama ha chiesto praticamente scusa, anche se centinaia di famiglie di vittime innocenti, colpite in Pakistan, Somalia, Afghanistan, non hanno mai ricevuto una parola di pietà.

«Perché nessuno ne parla più?», si chiede Daniele Lo Porto nel suo colloquio con il Guardian, «Perché l'Italia sta facendo come Ponzio Pilato: se ne lava le mani», commenta, raccontando la disperazione della madre, che da allora non è più uscita di casa. «Mia suocera», racconta Katia, moglie di Daniele, «non fa altro che piangere...un'intera famiglia è morta».

Nel descrivere lo stato di abbandono in cui sono stati lasciati i Lo Porto, il fratello di Giovanni non ha parole tenere per le istituzioni italiane, che non hanno inviato neppure un rappresentante di alto livello dello stato: «E' stata una scelta logica per loro non essersi presentati ai funerali: è la dimostrazione che hanno la coscienza sporca e che non avevano il coraggio».

Al Guardian, i familiari di Giovanni spiegano che le uniche informazioni che hanno provengono dall'operatore umanitario tedesco Bernd Mühlenbeck, che era stato rapito con Lo Porto nel 2012, ma che è stato liberato nel 2014: dopo la notizia dell'uccisione di Giovanni, Mühlenbeck ha fatto una straziante visita alla famiglia lo Porto, raccontando come fossero stati trattati bene, come Giovanni parlasse sempre della sua famiglia e in particolare della madre e come insieme avessero cercato di scrivere un libro sul loro rapimento, che però i carcerieri avrebbero distrutto una volta scoperto. Tuttavia, non è chiaro fino a che punto Bernd Mühlenbeck sia libero di parlare di quei mesi di prigionia con Giovanni: di fatto, ad oggi ha rifiutato ogni richiesta di intervista.

Daniele Lo Porto sembra avere pochi dubbi sul fatto l'intelligence americana sapesse che Giovanni e l'operatore Warren Weinstein si trovassero nell'edificio sorvegliato e poi preso di mira dal drone: «Obama sapeva che mio fratello e l'americano si trovassero lì, ma era interessato [a colpire] i quattro Talibani, che erano pesci grossi», racconta, centrando uno dei misteri del caso: come è possibile che, nonostante le centinaia di ore di sorveglianza del sito da colpire e nonostante tutti i sensori ultrasensibili che permettono ai droni di vedere ogni particolare, la presenza di Giovanni Lo Porto e di Warren Weinstein sia "sfuggita"?

Interpellati dal Guardian, nessuno ha voluto commentare: né l'ambasciata americana a Roma né il nostro ministero degli Esteri. Un segno chiaro di come tanto l'Italia quanto gli Stati Uniti puntino a far sì che il caso scompaia dallo schermo radar dell'opinione pubblica, senza fare alcun rumore, per togliere anche quel minimo di disturbo che la stampa internazionale e italiana hanno creato subito dopo le ammissioni di Obama.

La guerra dei droni , in cui l'Italia – e in particolare la Sicilia di Giovanni Lo Porto – gioca e giocherà sempre di più un ruolo importante deve andare avanti indisturbata, senza che l'opinione pubblica si faccia troppe domande.