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Incidenti insabbiati e controlli inesistenti: "Disastro annunciato dei sottomarini nucleari"

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 19 maggio 2015

(http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/05/19/news/incidenti-insabbiati-e-controlli-inesistenti-il-disastro-annunciato-dei-sottomarini-nucleari-inglesi-trident-1.213315)

Sono killer capaci di sterminare milioni di persone in un colpo solo. Figli di un'era tramontata, la Guerra fredda. Sono le armi nucleari. Tutto quello le riguarda è avvolto in un segreto fittissimo. Domenica notte, in Inghilterra un giovane ingegnere di 25 anni, di nome William McNeilly, ha provato a squarciare il velo della segretezza, denunciando quelli che, se confermati, sono impressionanti buchi nella sicurezza dei sottomarini nucleari “Trident”.

Immersi nelle gelide acque dell'Oceano Atlantico, i Trident hanno una missione: proteggere il Regno di Sua Maestà da invasioni e attacchi nemici, usando come deterrente micidiali missili balistici con una gittata fino a 7.500 miglia e con testate nucleari in grado di cancellare dalla faccia delle terra milioni di esseri umani. Di base, stanno in Scozia ma non è escluso che possano arrivare nelle acque del Mediterraneo, perché con le spinte indipendentiste della Scozia, il governo inglese rischia di perdere la base dei sottomarini Trident, nota come Faslane. Per questo sta valutando di spostarli. Ora, però, i gravi allarmi sulla sicurezza gettano un'ombra inquietante su questi arsenali sottomarini che rischiamo di ritrovarci nel Mediterraneo.

Il whistleblower si consegna alla polizia

Tutto inizia domenica notte, quando l'organizzazione di Julian Assange, WikiLeaks, pubblica uno scritto di 18 pagine in cui il giovane inglese si presenta e descrive nel dettaglio un'impressionante lista di incidenti, buchi di sicurezza, procedure di arruolamento a dir poco carenti.

Si tratta di un documento insolito per gli standard di WikiLeaks, che di norma pubblica file originali, non relazioni come in questo caso. Il militare non sembra aver fatto nulla per nascondere la propria identità: non solo ha diffuso generalità, foto e badge di sicurezza, ma, secondo quanto riporta la Bbc , lunedì sera William McNeilly si è consegnato volontariamente alla polizia per farsi arrestare, proprio come aveva preannunciato nel suo memoriale.

«Il mio nome è William McNeilly, sono un ingegnere addetto al sistema d'arma strategico Trident II D5», inizia così il file. «Questo documento farà luce sulle choccanti condizioni estreme in cui si trovano le nostre armi nucleari in questo momento e nel passato; descrive diverse minacce e fatti che sono accaduti e rischi che sono molto probabili, ciascuno di essi dovrebbe suscitare il massimo allarme. Ho bisogno che voi pubblichiate questo documento o che lo inviate a qualcuno che lo faccia, per la sicurezza delle persone».

Secondo i fatti emersi finora, William McNeilly è un whistleblower, che ha deciso di denunciare gravissimi rischi per la sicurezza in nome del pubblico interesse. McNeilly spiega che più di una persona è consapevole che il «Trident sia un disastro annunciato, ma nessuno lo dice in pubblico. E io so che alcuni sono stati beccati a vendere informazioni, altri a scrivere cose su Facebook, ma non ho mai sentito nessuno che abbia mai provato ad allertare l'opinione pubblica».

Documenti? Nessuno controlla

Più che una struttura militare dove si gestiscono armi di distruzione di massa in grado di sterminare intere nazioni, il Trident esce dalla denuncia di McNeilly come un sottomarino dove equipaggio e militari se ne fregano delle più elementari norme di sicurezza.

L'ingegnere racconta di aver potuto accedere al sottomarino senza alcuna forma di controllo sul badge, senza che nessuno ispezionasse i bagagli: «Basterebbe che qualcuno portasse una bomba a bordo, per commettere il più grave attentato terroristico che la Gran Bretagna e il mondo abbiano mai visto». I badge vengono guardati a metri di distanza dagli operatori: «Nelle riunioni sulla sicurezza tenute presso la base, ci è stato detto che migliaia di badge della Royal Navy vanno persi ogni anno. Un terrorista può usarli e contraffarli e riuscire a entrare facilmente nel sottomarino. Considerando che la maggior parte delle guardie osserva chi passa a distanza di qualche metro (due piedi di distanza, in rari casi), le copie contraffatte non hanno bisogno nemmeno di essere troppo perfette. Io stesso ho mostrato una tessera di accesso a una camera invece del badge o anche niente, a ciascun checkpoint [e mi hanno lasciato passare, ndr]. Da notare che quella era la mia prima volta a bordo: nessuno dell'equipaggio sapeva chi fossi, eppure nessuno mi ha fermato. Ho ripetuto la prova ogni giorno, per i quattro giorni successivi».

Informazioni top secret e incidenti insabbiati

Alcuni dei particolari più inquietanti riguardano gli incidenti a bordo: personale che versa bevande sui dispositivi elettronici per il controllo dei missili, sistemi antincendio attivati per errore, ma anche «un piccolo errore in questa posizione può creare un disastro», con l'acqua marina che finisce per bagnare tutto: siluri, luce, pannello di controllo dei siluri e il timoniere che avverte: «mi chiedo perché si voglia lavorare in un posto come questo dove tutto è pericoloso, basta una piccola cosa e siamo tutti fottuti! Il timoniere espresse preoccupazione per l'acqua finita sui sistemi elettrici».

Le violazioni di sicurezza, secondo quanto descrive McNeilly, sono così grossolane che non solo il personale porta a bordo sigarette elettroniche, che sono proibite, ma non esegue neppure le manovre più pericolose e delicate sui missili nucleari seguendo le procedure scrupolosamente. «C'è stato anche un altro incidente ancora più inquietante», scrive il whistleblower nel suo memoriale. «Mi trovavo in missione di pattugliamento con altre sette colleghi nuovi. Nessuno di noi aveva i necessari permessi di sicurezza, a nessuno di noi era stato controllato il bagaglio, eppure tutti noi abbiamo potuto accedere all'aerea dei missili e alcuni sono riusciti ad andare nell'area in cui ci sono dodici testate nucleari».

La stessa noncuranza, spiega l'ingegnere, viene applicata ai documenti e alle informazioni top secret. McNeilly racconta come abbia avuto accesso a informazioni segretissime sulle rotte dei sottomarini nucleari senza che neppure avesse le necessarie autorizzazioni d'accesso. Si tratta di informazioni estremamente delicate che, in mano a un governo nemico o a un'organizzazione terroristica, potrebbero avere conseguenze molto serie. Infine le procedure sull'arruolamento: stando al suo racconto, la Marina ha così tanti problemi ad arruolare personale per il Trident che imbarca di tutto. «E' solo questione di tempo prima che veniamo infiltrati da qualche psicopatico o da un terrorista, vista la gente che viene messa dentro», scrive McNeilly.

Quanto è credibile la denuncia dell'ingegnere?

L'Espresso ha consultato due esperti nucleari di alto profilo: Hans Kristensen, direttore del “Nuclear Information Project” dell'organizzazione “Federation of American Scientists” con sede a Washington DC, e Nick Ritchie, professore di relazioni e sicurezza internazionali all'università inglese di York.

Entrambi hanno sottolineato la difficoltà di valutare la denuncia di McNeilly anche per esperti di rango del settore nucleare, in quanto richiede conoscenze da insider sulla vita a bordo di un sottomarino nucleare, ma in ogni caso «il racconto di McNeilly appare autorevole e incidenti simili a quelli che riferisce sono poi stati riportati anche da un altro collega», spiega Nick Ritchie a l'Espresso. «E' difficile valutare in modo indipendente la veridicità di ogni specifico problema, senza avere avuto esperienza della realtà quotidiana alla base navale di Faslane e nei sottomarini nucleari. Tuttavia, il racconto è dettagliato e consistente con la storia pubblica della flotta nucleare e delle armi nucleari della Gran Bretagna, storia che include informazione pubblicamente disponibile su incidenti, incendi, problemi di reclutamento del personale, mancanza di sicurezza nei siti nucleari, problemi di sicurezza per le testate e anche uno scontro senza precedenti tra i sottomarini [inglese, ndr] HMS Vanguard e [quello francese, ndr] FNS Le Triomphant, nel 2009».

Secondo il professor Ritchie, in alcuni passaggi del suo memoriale, William NcNeilly, esagera il rischio che la detonazione dell'alto esplosivo in una testata o nel propellente di un missile possa portare allo spargimento di materiale fissile della testata (plutonio e uranio), «ma a parte questo, il suo racconto appare credibile ed è causa di seria preoccupazione».

Hans Kristensen sottolinea che se gli innumerevoli problemi descritti si dimostreranno veri alla prova dei fatti, allora, «la Royal Navy ha un grave e potenzialmente pericoloso problema nelle sue mani. E in questo caso, invece di dare la caccia a questo marinaio come a un criminale, il governo inglese dovrebbe collaborare con lui per risolvere i problemi. La situazione è simile a quella di una suora che è riuscita a infilarsi in un laboratorio per la costruzione di armi nucleari nel Tennessee a causa dei buchi nella sicurezza: invece di metterla in prigione, il governo avrebbe dovuto darle una medaglia per aver esposto i problemi con un atto pacifico, prima che i terroristi fossero in grado di farlo usando la violenza».