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Consiglio Sicurezza Onu: nessun intervento in Libia senza consenso

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 18 maggio 2015

(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/05/18/news/consiglio-sicurezza-onu-nessun-intervento-in-libia-senza-consenso-1.213097)

«Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non darà il proprio assenso alla missione contro i trafficanti di esseri umani in Libia a meno che non ci sia il consenso di tutte le parti libiche: sia quella di Tobruk che quella di Tripoli». Fonti diplomatiche che conoscono bene il dossier Libia spiegano così a “l'Espresso” la posizione dell'Onu sul piano che viene discusso oggi a Bruxelles dai ministri europei degli Esteri e della Difesa.

Si parla da mesi di una missione internazionale per fermare i traffici di migranti e rifugiati dalla Libia. Mercoledì scorso, il quotidiano londinese “Guardian” ha rivelato un dossier di diciannove pagine in cui si descriveva la missione: un'impressionante mix di operazioni di intelligence, navali, aeree, che non escludeva neppure l'invio di forze di terra (“boots on the ground”) e per cui l'alto rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera, Federica Mogherini, starebbe cercando di ottenere una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu.

Le fonti diplomatiche raggiunte da l'Espresso smentiscono però che Mogherini sia andata lunedì scorso all'Onu per fare pressione per un intervento del tipo di quello rivelato dal Guardian e insistono che il viaggio si sarebbe piuttosto concentrato sul processo politico: quei tentativi di ricomposizione del caos libico che vanno avanti da mesi sotto la guida dell'inviato dell'Onu, Bernardino Leon, con un Paese frantumato in due “governi”- uno a Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale e uno a Tripoli, non riconosciuto - e in una galassia di milizie.

«Tutto nasce da lì», precisano le fonti, raccontando come Mogherini sia andata all'Onu proprio «per fare pressione sulle parti del conflitto e dire: se non fate funzionare il processo politico, la Libia è persa». E se davvero il processo politico dovesse fallire una volta per tutte, allora ci potrebbe essere il rischio reale di un'operazione militare di contenimento (sealed off) delle coste libiche.

I diplomatici che conoscono il dossier insistono che, pur con sfumature diverse, entrambe le fazioni, sia quella di Tobruk che quella di Tripoli - che è la più problematica per quanto riguarda il problema barconi, perché proprio da Tripoli ne partono un grande numero - sarebbero preoccupate per «queste reti incontrollabili di trafficanti» e quindi un consenso di tutte le parti libiche potrebbe non essere impossibile.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è spaccato sul tema, ma in ogni caso non darà luce verde a una missione in Libia a meno che non ci sia un consenso da entrambe le parti. Problema: come ottenere consenso del “governo” di Tripoli che, a differenza di quello di Tobruk, non è riconosciuto dalla comunità internazionale? Una soluzione per superare l'ostacolo potrebbe essere quella per cui tutte le parti in Libia “chiedono assistenza”: questo escamotage offrirebbe una via d'uscita all'impasse.

Rimane sul piatto la denuncia di “Amnesty International” in uno straziante rapporto appena pubblicato e dal titolo “La Libia è piena di crudeltà” ( disponibile qui in inglese ): distruggere i barconi senza fornire alcuna alternativa legale significa condannare centinaia di migliaia di persone che scappano da fame e guerre a rimanere intrappolati nell'inferno della Libia.