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Riusciranno Obama e l'Europa a riformare la strapotente Nsa?

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 14 gennaio 2014

(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2014/01/14/news/riusciranno-obama-e-l-europa-a-riformare-la-strapotente-nsa-1.148689)

Sette mesi di rivelazioni. Centinaia di documenti top secret pubblicati dai media di tutto il mondo e decine di migliaia che potrebbero essere pubblicati nei prossimi mesi. La stagione di passione della National Security Agency (Nsa), la più potente agenzia di spionaggio che il mondo abbia mai conosciuto, non è affatto finita. E il 17 gennaio il presidente Barack Obama annuncerà se intende dare il via a una stagione di riforme della Nsa, che per decenni ha operato nel segreto più assoluto e impenetrabile, lontano da qualsiasi scrutinio pubblico.

L'indagine più approfondita sullo scandalo finora condotta è stata quella della Commissione sulle libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo (Libe), che non ha, ovviamente, alcun potere ispettivo per frugare nei segreti della Nsa, ma che da luglio scorso ha tenuto una serie di audizioni con Glenn Greenwald, il giornalista che per primo ha rivelato il caso grazie ai documenti ricevuti da Edward Snowden (e che ha lavorato con l'Espresso alle rivelazioni sull'Italia ), con alcuni dei reporter che hanno accesso ai file, e con esperti e membri dei comitati parlamentari di controllo dei servizi segreti di paesi europei come Belgio, Olanda, Danimarca e Norvegia.

Molti pezzi da novanta, però, hanno rifiutato di collaborare con la commissione, a partire dal generale americano Keith Alexander, capo della Nsa, noto anche come “Imperatore Alessandro”, per l'enorme potere che ha in mano come guardiano supremo dei segreti raccolti della Nsa su aziende e leader di tutto il mondo; il direttore del gemello inglese dell'agenzia, il GCHQ; i servizi segreti interni ed esterni della Francia; i signori delle grandi aziende sospettate di collaborare con la Nsa, da Yahoo a Orange fino alla British Telecom.

Il rapporto sull'indagine è stato diffuso la settimana scorsa (qui la bozza in inglese) e nel dossier la commissione «condanna nel modo più risoluto la vasta, sistematica raccolta di massa dei dati personali di innocenti, che spesso include informazioni intimamente personali».

Difficile immaginare parole più schiette, al punto che nel documento si arriva a scrivere che la sorveglianza di massa non è che un altro passo verso la creazione di «uno stato preventivo, che cambia il paradigma della legge penale nelle società democratiche, promuovendo invece un mix di forze di polizia e di attività di intelligence con un confine confuso e garanzie legali incerte, spesso non in linea con i controlli, i contrappesi e i diritti fondamentali di una democrazia, come la presunzione di innocenza».

Né la commissione sembra 'bersi' la storia che l'obiettivo di questa enorme macchina della sorveglianza globale sia solo la guerra al terrore. «E' veramente dubbio», si legge ancora nel dossier «che una raccolta dati di questa portata sia solo guidata dalla lotta al terrorismo, perché coinvolge l'acquisizione di tutti i possibili dati di tutti i cittadini e questo indica dunque la possibile esistenza di altri motivi di potere, come lo spionaggio politico ed economico».

Che l'obiettivo della sorveglianza di massa della Nsa non sia solo il terrorismo è emerso in tutta la sua chiarezza quando il settimanale tedesco “Spiegel” ha pubblicato la notizia dello spionaggio ai danni di un leader politico come la cancelliera Angela Merkel , di certo non attiva nelle trame jihadiste. Non solo: dai documenti di Snowden sono emerse anche stazioni e operazioni dello Special Collection Service (Scs), un team della Nsa che opera sotto copertura per carpire notizie riservate sulla leadership dei paesi in cui sono presenti le postazioni dell'Scs. Come rivelato da l'Espresso , in Italia l'Scs è presente a Roma e Milano.

Dai file di Snowden emerge la sorveglianza ai danni di decine di leader mondiali, nonché di aziende come quella petrolifera brasiliana Petrobras. Molte rivelazioni possono ancora arrivare dai file di Snowden, anche se Glenn Greenwald ha fatto sapere che non pubblicherà informazioni su quello che la Nsa ha appreso spiando alcune delle persone che figurano nei documenti, per non esporli a una nuova violazione del loro diritto alla riservatezza.

Il report del parlamento europeo non è definitivo: sono previsti emendamenti, una possibile testimonianza dello stesso Edward Snowden (messa ai voti la proposta è stata accolta quasi all'unanimità), nonché un voto finale sul documento, ma le raccomandazioni contenute nel dossier non sono vuota retorica, tanto che la commissione è arrivata a chiedere la sospensione di una serie di strumenti che permettono il trasferimento dall'Unione Europea agli Stati Uniti di dati dei cittadini, come il “Safe Harbour” o il “Terror Finance Tracking Programme” (Tftp), uno dei programmi che permette agli Usa di accedere ai dati sulle transazioni economiche in nome della lotta al finanziamento del terrorismo. La sospensione di strumenti come il Safe Harbour o il Tftp non viene raccomandata ai paesi membri come una rappresaglia contro gli Stati Uniti, ma perché, argomenta la Commissione, questi strumenti non garantiscono adeguata protezione ai cittadini europei i cui dati personali vengono passati agli Stati Uniti.

Dove però la commissione non sembra fare minimamente sul serio è l'accordo sul libero scambio Usa-Ue (Ttip), che mira alla creazione di un mercato unico tra Stati Uniti e Europa. Fin dall'inizio dello scandalo Nsa, si erano ipotizzate possibili ripercussioni sulle trattative in corso tra Europa e Stati Uniti, indubbiamente un'importante arma di pressione per chiedere agli Usa di riformare l'Agenzia. Nel documento, però, non si invoca in alcun modo la sospensione o anche solo la revisione delle trattative e anzi si sottolinea il valore strategico dell'accordo.

Fino a che punto queste raccomandazioni rimarranno sulla carta e non verranno annacquate dagli emendamenti e dal voto finale sul documento che è previsto per il 23 gennaio? E Snowden riuscirà davvero a testimoniare davanti al parlamento europeo? Di sicuro esistono preoccupazioni per un'eventuale collegamento in videoconferenza, che potrebbe aiutare l'intelligence americana a localizzarlo. E di fatto da quando ha ottenuto asilo temporaneo in Russia le sue comunicazioni con il mondo esterno sono state estremamente ridotte. Ma nuove e puntuali rivelazioni sullo scandalo possono venire solo dal circolo ristretto dei giornalisti che hanno in mano decine di migliaia di file top secret e che per molte ragioni - dalle preoccupazioni legali fino alla complessità tecnica dei documenti - li stanno pubblicando a un ritmo estremamente lento.

Nel bailamme di teorie della cospirazione che circonda il caso, c'è anche chi è arrivato a suggerire che sia il Cremlino a chiudere e aprire il rubinetto delle informazioni, lasciando filtrare ora una storia ora un'altra, uno scenario del tutto infondato, in quanto la Russia - che indubbiamente ha in mano la vita di Snowden, avendogli concesso asilo temporaneo - dovrebbe riuscire a controllare il lavoro giornalistico di Glenn Greenwald, Laura Poitras, Guardian, Spiegel, New York Times e ProPublica, che hanno in mano i file.

Venerdì il presidente Barack Obama affronterà il caso Nsa. Molti media hanno riportato che Obama annuncerà riforme dopo uno scandalo senza precedenti, ma tra chi conosce le operazioni e la storia dell'Agenzia c'è un forte scetticismo. L'americano Bill Binney che ha lavorato per 36 anni alla Nsa e che, secondo il New York Times, è stato «uno dei migliori matematici ed esperti di crittografia che l'agenzia abbia mai avuto nella sua storia», dichiara a l'Espresso di non credere che si andrà verso una riforma: «Spero che il presidente faccia dei cambiamenti sostanziali su come opera la Nsa. Io e altri whistleblower abbiamo fornito a lui, al Congresso e ai membri del parlamento europeo una serie di raccomandazioni tecniche. Purtroppo, temo che il presidente farà solo cambiamenti di facciata».

Lo scetticismo di Binney è condiviso anche da Thomas Drake, ex senior executive della Nsa che, come lui ha denunciato gli eccessi dell'Agenzia dopo l'11 settembre ed è finito incriminato per spionaggio, esattamente come successo a Snowden. «Cercherà una soluzione per calmare almeno in parte l'opinione pubblica, ma che in realtà servirà a preservare il cuore dei programmi di sorveglianza di massa, inclusi quelli che ancora non sono stati rivelati pubblicamente, anche se sono condotti da altri partner, come l'immagazzinamento dei dati ad opera di partner di terzo livello», ci dice Drake. Crede che la Nsa riuscirà a preservare il potere di spiare sui leader di altri paesi e su intere nazioni, trattando ogni cittadino come sospetto?, gli chiediamo. «Se riusciranno a farla franca, sì, perché, dopo tutto, cosa li ha fermati finora?»