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Fbi, ecco gli archivi della "Room 6527"

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 27 febbraio 2014

(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2014/02/27/news/fbi-si-svelano-gli-archivi-della-room-6527-1.155231)

«A Roma il dipendente a supporto dell'analista dovrebbe essere avvertito che le linee telefoniche potrebbero essere intercettate dalla nazione ospitante e che dovrebbero essere evitate conversazioni su questioni sensibili o commenti personali che vanno a criticare il governo locale».

A mettere nero su bianco queste parole è il Federal Bureau of Investigation (Fbi) in un documento segreto del 1986, conservato nell'archivio più esplosivo e riservato che, molto probabilmente, non conosceremo mai in tutta la sua interezza. Si chiama “Room 6527”, ovvero la stanza dove venivano nascosti i file più scottanti, raccolti a partire dal 1948 dal più potente e temuto direttore dell'Fbi: Edgar Hoover.

“L'Espresso” ha avuto accesso a 5mila documenti provenienti dalla stanza 6527 ( www.room6527.com ), desecretati solo oggi grazie a una richiesta dei quotidiani svizzeri “le Matin Dimanche” e "SonntagsZeitung", che pubblichiamo in collaborazione con i due giornali, con i quotidiano francese “Le Monde”, il tedesco “Sueddeutsche Zeitung” e con la radio pubblica svedese “Sveriges Radio”.

Sfogliare i dossier è come fare un viaggio indietro nel tempo, entrare in un romanzo in bianco e nero, dove la leggenda dell'Fbi si dispiega tra colpi di luce e tinte fosche, permettendo di ricostruire il filo della Storia che ci ha portato a una società del controllo assoluto, incarnata dalla National Security Agency (Nsa) e smascherata da Edward Snowden.

Vecchi telefoni, bambole e spie

Lo scandalo Nsa innescato dai documenti di Snowden ha rivelato come gli Stati Uniti prendano di mira ambasciate di paesi anche alleati, tra cui la nostra rappresentanza a Washington DC. Ma prima che la strapotente Nsa potesse infilarsi nei computer e nelle linee telefoniche di tutto il mondo, il Bureau - ironia della Storia - si preoccupava del fatto che, a Roma, gli italiani potessero intercettare le loro comunicazioni.

E' il 1986, il Muro di Berlino è ancora in piedi, il mondo è diviso in due blocchi e l'Italia è un fedelissimo alleato dell'America sotto l'ombrello della Nato. L'Fbi, che mantiene una rete di uffici in tutto il mondo per collaborare con forze di polizia e di intelligence dei cinque continenti, decide di fare un'ispezione tecnica nelle sedi di Berna, Bonn, Londra, Parigi e Roma. All'estero, gli uffici Fbi si trovano di norma all'interno delle ambasciate americane.

A Parigi, l'ispezione rivela falle nella sicurezza piuttosto grossolane. Il personale delle pulizie, di nazionalità francese, può accedere all'ufficio senza alcuna scorta, mancano tende alle finestre e quindi il locale «è esposto alla piena vista degli appartamenti adiacenti» ed è dotato di una telescrivente cifrata così rumorosa che il ticchettio dei tasti si sente dall'edificio adiacente. Problema? Dal rumore dei tasti della telescrivente si può ricostruire il contenuto delle comunicazioni.

A Roma le cose vanno anche peggio. Nel corso dell'ispezione, un assistente viene sorpreso a parlare al telefono con il personale di Quantico, in Virginia, dove hanno sede i laboratori dell'Fbi. Nella telefonata l'assistente discute di un'inchiesta in corso. «Durante la conversazione», recita il file, «l'impiegato ha fatto commenti negativi su come l'indagine è stata condotta da...» il nome degli investigatori o della forza di polizia italiana è censurato, quindi non è possibile risalire a chi si fa riferimento, ma nel documento l'Fbi scrive che l'impiegato è stato redarguito: «Certi commenti sul personale della nazione ospitante [l'Italia, ndr] non andrebbero fatti, perché le telefonate potrebbero essere intercettate». Non solo l'assistente parla liberamente al telefono, ma ha introdotto nell'ufficio un set di bambole di legno «regalategli da un “amico” russo». Il controllo effettuato sulle bamboline non ha rivelato la presenza di componenti elettroniche nascoste, tipo microspie, ma anche in questo caso gli ispettori avvertono l'assistente di fare attenzione a introdurre nell'ufficio dell'Fbi «regali degli amici».

Canale Mussolini

I documenti segreti della stanza 6527 rivelano come l'Fbi negli anni della seconda Guerra mondiale fosse impegnata nell'operazione di intercettazione e decriptazione delle comunicazioni diplomatiche del regime fascista. E' il 1940, la National Security Agency non esiste ancora (verrà creata solo nel 1952). Intercettare e decifrare le comunicazioni delle potenze dell'Asse è cruciale per la vittoria contro il nazifascismo. La guerra contro Hitler e Mussolini è stata vinta dagli alleati grazie a bombardieri, radar, bombe atomiche, ma anche grazie ai formidabili crittografi inglesi, che decifrarono i codici di comunicazione dei nazisti e delle loro micidiali macchine di cifratura “Enigma”.

Un fascicolo di 77 pagine desecretato rivela come gli Stati intercettassero le comunicazioni in codice dell'Italia almeno a partire dall'ottobre 1941, quando l'America non era ancora entrata in guerra. In un file riservato del dicembre '41 il dipartimento di Stato invia all'intelligence militare Usa, a quella della Marina e all'Fbi «copia dei telegrammi in codice scambiati tra varie commissioni del Nord Africa e l'Italia. Nel caso in cui i vostri uffici riescano a decifrare questo materiale, il dipartimento deve essere pienamente informato dei risultati ottenuti».

Vapori e gomme speciali

I documenti dimostrano che non c'è alleanza o amicizia che tenga, quando si parla di spionaggio delle comunicazioni. In un avvincente memorandum degli anni '40-'43, l'Fbi verbalizza di aver scoperto che gli inglesi riuscivano sistematicamente ad aprire le lettere del Bureau provenienti da Londra e Lisbona, arrivando ad ammettere che «il problema è ancora più grosso e arriva a investire la possibilità che tutte le comunicazioni diplomatiche del dipartimento di Stato nel mondo potessero subire lo stesso trattamento».

A fornire le prove scientifiche che le lettere sono state aperte è il laboratorio dell'Fbi. I file raccontano alcune delle tecniche per manomettere la posta. Tra quelli professionali e più difficili da rilevare c'è “chamfering”, in cui le donne sono maestre. Il vapore, invece, usato comunemente per sciogliere la colla che sigilla le buste, è una soluzione rilevabile dall'occhio esperto. Ma si può perfezionare: lasciando un'intera notte la lettera sigillata in una giara che contenga dell'acqua nel fondo, la busta si apre come se fosse stata esposta al vapore, ma senza lasciare segni.

I giapponesi, però – raccontano i file dell'Fbi- avevano trovato un loro rimedio: colle a cui era stato aggiunto il rosso dell'uovo, una sostanza estremamente sensibile all'umidità. Se la busta sigillata con questa colla veniva esposta all'umidità nel tentativo di aprirla, il rosso dell'uovo lasciava il segno, funzionando da rivelatore della manomissione. Nel luglio del 1943, il Bureau fa sapere di avere una fornitura di buste che si possono sigillare con metodi speciali. «E quando sono chiuse nel modo appropriato, non è possibile aprirle né con il vapore né con altri solventi per via della natura speciale della colla presente sulla busta».

Segreti e ricatti

Dalla Room 6527 dell'Fbi, però, non affiora solo il volto leggendario del Bureau: affiora anche quello tetro di un'enorme fabbrica di segreti che non servono a proteggere vite umane o a combattere minacce assolute come il nazismo, ma servono a mantenere il potere con l'arma del ricatto. In un file si elencano alcuni dei fascicoli contenuti nella stanza, ma moltissimi sono completamente censurati: impossibile capire cosa contengano.

Ma alcuni titoli che si possono ancora leggere, come “pervertiti sessuali nel governo” e avvertenze tipo «il file è situato nella stanza speciale dell'archivio a causa della natura oscena dei suoi contenuti», esemplificano a cosa serve una macchina della sorveglianza capace di scoprire e archiviare segreti su tutto e tutti. Dalla criminalità di Chicago e i suoi rapporti «con persone di alto livello, forze di polizia sia della città che dello Stato e rapporti tra la politica e la criminalità», fino alla Mattachine Society, un'organizzazione per i diritti civili che aveva come finalità quella di «educare l'opinione pubblica a una migliore conoscenza dell'omosessualità».

Quanti fascicoli conteneva esattamente la Room 6527 e quando l'Fbi ha smesso di usare questa area inaccessibile? Impossibile dare risposte certe. Una nota del 1961 rivela che la 6527 era così zeppa da creare problemi strutturali all'edificio dell'Fbi: «Questi 26 schedari», recita l'appunto, «si trovano attualmente in un'unica stanza e a causa del peso devono essere spostati immediatamente». Spostati, ma non limitati: anni dopo la nota del 1961 il numero di schedari è esploso: 79.