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Hacking Team, Human Rights Watch chiede spiegazioni al governo italiano

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 25 marzo 2014

(http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/03/25/news/hacking-team-human-rights-watch-chiede-spiegazioni-al-governo-1.158447)

La Hacking Team, azienda di Milano specializzata in tecnologia per la sorveglianza, è entrata nel mirino di Human Rights Watch, una delle più grandi organizzazioni per la difesa dei diritti umani.

Come raccontato da l'Espresso, l'azienda produce, tra l'altro, i cosiddetti “trojan”, software capaci di installarsi in modo invisibile nei computer e nei telefonini degli utenti e di prenderne possesso, rubando email, chat, conversazioni telefoniche e via Skype e attivando la telecamera per filmare e fotografare le vittime anche nei momenti più privati. Neanche un mese fa “l'Espresso” aveva rivelato che “Privacy International” , una delle più rispettate organizzazioni internazionali per la difesa della privacy, aveva scritto al governo italiano per chiedere spiegazioni sulla Hacking Team, dopo che l'azienda era finita sulle cronache internazionali perché il suo trojan aveva preso di mira attivisti e giornalisti di paesi noti per la repressione politica.

In un rapporto appena pubblicato , Human Rights Watch torna ad occuparsi del caso denunciando le tecniche di sorveglianza usate dal governo etiope, noto per «il forte controllo che esercita su tutta l'informazione e sulle tecnologie per le comunicazioni, attraverso l'uso deliberato di jammer per disturbare i segnali della radio e della televisione, per il monitorare le telefonate e le mail e per la restrizione dell'accesso alle informazioni attraverso il blocco di vari siti internet».

Nel documento viene ricostruito il caso dell'attacco alla televisione satellitare etiope “Esat”, che trasmette da Amsterdam, Londra e da altri paesi ed è gestita da giornalisti in esilio che si oppongono al regime dell'Etiopia. Nel dicembre scorso, Esat è stata colpita da un attacco: un software che rubava i dati dei computer via Skype. Secondo quanto ricostruito dagli esperti del Citizen Lab di Toronto, Canada - un laboratorio molto qualificato che ha anche rivelato lo spionaggio elettronico ai danni del Dalai Lama - il software spia è riconducibile al micidiale trojan “Remote Control System”, commercializzato dalla Hacking Team di Milano. E' almeno il terzo caso di abusi del software venduto da Hacking Team.

Human Rights Watch ha contattato l'azienda milanese chiedendo una serie di spiegazioni per chiarire quali pratiche Hacking Team abbia messo in atto per prevenire attacchi come quello documentato ai danni della televisione etiope anti-regime “Esat”. «Il governo etiope o la compagnia delle telecomunicazioni (Etc) ha mai contattato la Hacking Team chiedendole di fornire strumenti per le intercettazioni legali, per le intrusioni telematiche, per il controllo a distanza e per infettare [telefoni e computer, ndr]?», chiede esplicitamente Human Rights Watch all'azienda milanese attraverso una lettera riportata nel report.

Da tre anni l'azienda milanese finisce nelle cronache internazionali per la vendita di strumenti di sorveglianza, dopo che gli Spy Files di WikiLeaks hanno messo per la prima volta la Hacking Team sullo schermo radar di giornalisti e attivisti. L'azienda, però, respinge ogni addebito, sostenendo di non vendere i suoi prodotti a paesi che violano i diritti umani e a nazioni sotto embargo o che sono nelle liste nere di Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e Associazione delle nazioni del sud est asiatico. «Nonostante lo scetticismo di alcuni attivisti», ha replicato l'azienda in risposta alla lettera di Human Rights Watch, «Hacking Team ha fatto un lavoro diligente per assicurare che le sue tecnologie non siano abusate o utilizzate in modo non appropriato». Peccato che non ci sia modo di verificare se quanto afferma la Hacking Team sia vero o meno: si deve crederle sulla parola.

La questione fondamentale affrontata da Human Rights Watch è la stessa posta dall'Espresso tre anni fa, quando per la prima volta si è occupato di Hacking Team , grazie a WikiLeaks. Le tecnologie per la sorveglianza, come il trojan dell'azienda milanese, continuano ad essere esportate dall'Italia in giro per il mondo senza alcun serio controllo governativo. Per questo Human Rights Watch chiede al governo italiano di regolare l'export di questi prodotti e di monitorare le aziende che li commercializzano e gli eventuali abusi documentati. Cosa è stato fatto dopo le denunce del nostro giornale? Il nulla assoluto.