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Datagate, la Harrison lascia Mosca. Snowden è senza la 'scorta WikiLeaks'

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 6 novembre 2013

(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2013/11/06/news/la-harrison-lascia-mosca-snowden-e-senza-la-scorta-wikileaks-1.140315)

“Come giornalista, ho passato gli ultimi quattro mesi con Edward Snowden, il whistleblower che ha denunciato la Nsa, e questo fine settimana sono arrivata a Berlino”. Sarah Harrison di WikiLeaks, che ha accompagnato Snowden nel suo viaggio da Hong Kong a Mosca, lo ha aiutato a ottenere asilo temporaneo per un anno ed è rimasta con lui fin dal 23 giugno, quando sono atterrati insieme all'aeroporto di Mosca, ha lasciato la capitale russa, come ha fatto sapere in questo comunicato stampa, appena diffuso dall'organizzazione di Assange e che porta la firma della stessa Harrison.

Per la prima volta dopo quattro mesi dall'arrivo in Russia, Edward Snowden è solo, senza più la “scorta” di WikiLeaks, mentre Sarah Harrison racconta di essere a Berlino, perché “i nostri legali mi hanno detto che non è sicuro per me tornare a casa”. Harrison, infatti, è cittadina inglese, la scelta di non rientrare a Londra è dovuta al fatto che teme l'arresto, come successo a David Miranda, il compagno di Glenn Greenwald, il giornalista americano che ha pubblicato per primo sul quotidiano inglese “Guardian” le prime rivelazioni sulla Nsa provenienti dai file di Snowden.

David Miranda è stato arrestato all'aeroporto di Heathrow il 18 agosto scorso, mentre volava con un biglietto aereo acquistato dal quotidiano londinese. Miranda assisteva Greenwald nel suo lavoro giornalistico. E' stato trattenuto per nove ore dalla polizia per essere interrogato, gli sono stati sequestrati chiavette usb ed equipaggiamento elettronico in base alle leggi antiterrorismo, le stesse che permettono di fermare bombaroli e corrieri di al Qaeda che vengano sorpresi a transitare per gli aeroporti della capitale inglese.

La notizia che Sarah Harrison da Mosca è volata a Berlino, senza tornare a casa, nel Regno Unito, arriva proprio nelle stesse ore in cui Miranda contesta in tribunale l'arresto e il sequestro del materiale elettronico. Si tratta di un caso che sta facendo discutere i media di tutto il mondo, perché nel memoriale dell'accusa , Scotland Yard spiega l'arresto di Miranda sostenendo che quello che il compagno di Greenwald ha fatto è configurabile come cospirazione per commettere atti di spionaggio e terrorismo. “Noi riteniamo che Miranda portasse con sé consapevolmente materiale la cui pubblicazione potrebbe mettere a rischio vite umane”, recita il memoriale, “In aggiunta la pubblicazione o la minaccia di pubblicazione (di quel materiale) è fatta con il proposito di promuovere una causa politica o ideologica. Questo dunque ricade nella definizione di terrorismo”.

Sono proprio queste affermazioni a far discutere: il lavoro giornalistico di Greenwald, del Guardian e, probabilmente, di tutti i giornali e dei reporter che in questi mesi hanno lavorato e stanno lavorando sui file di Snowden rischia di essere identificato con lo spionaggio di chi passa informazioni al nemico e con gli atti di terrorismo di un corriere di al-Zawahiri.

Non è chiaro se e quando Sarah Harrison potrà rientrare a Londra da Berlino. Nel comunicato racconta così quello che è accaduto: “Ho lavorato a Hong Kong come parte del team di WikiLeaks che ha trattato un certo numero di offerte di asilo per Snowden e ha negoziato l'uscita in condizioni di sicurezza da Hong Kong affinché potesse esercitare il suo diritto a chiedere asilo. Viaggiavo con lui diretta in America Latina, quando gli Stati Uniti gli hanno revocato il passaporto, lasciandolo intrappolatp in Russia. Per i 39 giorni successivi sono rimasta con lui nella zona di transito dell'aeroporto Sheremetyevo di Mosca, dove l'ho assistito nella sua richiesta di asilo a 21 paesi, inclusa la Germania, assicurandogli alla fine che la domanda di asilo fosse accolta con successo in Russia, nonostante la forte pressione degli Stati Uniti. Sono rimasta con lui finché il nostro team non è stato sufficientemente convinto che lui si fosse sistemato e fosse libero dall'interferenza di qualsiasi governo”.

Nel suo comunicato, Harrison non aggiunge alcuna informazione sulle condizioni di Snowden a Mosca, a parte sottolineare che si trova al sicuro. In un'intervista rilasciata a l'Espresso la settimana scorsa dall'americano Thomas Drake, l'ex senior executive della Nsa che prima di Snowden ha denunciato gli abusi dell'agenzia e come Snowden è finito incriminato per spionaggio (accusa poi completamente decaduta), Drake ha raccontato che Snowden sta “eccezionalmente bene, considerato le circostanze piuttosto straordinarie in cui si trova” e che, dopo aver “attentamente studiato e imparato la lezione di altri che si erano mossi prima di lui, aveva visto cosa era successo a me, a Chelsea Manning (il soldato condannato dalla Corte marziale per aver passato i cablo e altri documenti a WikiLeaks, ndr), a Bill Binney (altro dirigente della Nsa finito sotto inchiesta per aver denunciato gli abusi della Nsa, ndr) e ad altri. Così ha preso la decisione fatidica di fuggire dagli Stati Uniti per rivelare attraverso prove documentali inoppugnabili lo scopo e la vastità dei programmi di sorveglianza di massa portati avanti dallo Stato”.

Drake è volato a Mosca a consegnargli il premio Sam Adams che, come ha spiegato lui stesso a l'Espresso, viene attribuito “a coloro che dimostrano integrità nel rivelare informazioni di intelligence che vanno a informare il pubblico”, precisando che “chi riceve il Sam Adams non deve essere necessariamente un membro della comunità di intelligence”.

Nel documento appena rilasciato, Harrison ricorda che mentre Snowden è al sicuro, Chelsea Manning è stata soggetta ad abusi e “sta scontando una sentenza di 35 anni per avere rivelato la vera natura della guerra”, altre fonti di WikiLeaks, come Jeremy Hammond, che avrebbe hackerato e passato all'organizzazione di Assange le mail interne dell'agenzia di intelligence privata americana “Stratfor”, proprio in questi giorni rischia di essere condannato a 10 anni di prigione. “Io spero di aver portato un controesempio”, scrive Sarah Harrison nel suo comunicato, “con la giusta assistenza, i whistleblower possono rivelare la verità e mantenere la loro libertà individuale (liberty)”.

Harrison ricorda infine quello che sta accadendo a Gleen Greenwald, a Laura Poitras e Jacob Appelbaum. Poitras è la documentarista americana che con Greenwald ha ricevuto i file da Snowden, mentre Jacob Appelbaum è un grande esperto di sicurezza informatica che sta lavorando ai file con Poitras e la redazione del settimanale tedesco “Spiegel”. Da quando hanno iniziato a lavorare ai documenti e a pubblicare, Greenwald, Poitras e Appelbaum di fatto si tengono alla larga dagli Stati Uniti, temendo serie conseguenze legali: “stanno di fatto in esilio” scrive la Harrison, concludendo: “il compito della stampa è affrontare i potenti con la verità dei fatti, eppure siamo perseguitati per fare il nostro lavoro”.

Per tre anni Sarah Harrison ha mantenuto, come tutto lo staff di WikiLeaks, un profilo bassissimo, ma quando il 23 giugno scorso è atterrata a Mosca è finita sotto i riflettori dei media di tutto il mondo.

L'Espresso ne ha tracciato due settimane fa un lungo profilo , raccontando il suo lavoro, che decine di media in tutto il mondo, incluso l'Espresso, in questi anni hanno potuto conoscere, perché Harrison è la giornalista che lavora ai documenti di WikiLeaks prima della pubblicazione, un lavoro duro, di verifica, ricerca, senza la gloria dei riflettori.

Per lei Glenn Greenwald ha twittato un encomio in meno di 140 caratteri: “Ha un enorme merito, molto più grande di quello che le è stato finora riconosciuto. Sono così colpito dal suo coraggio”.

Il padre, Ian Harrison, a cui l'Espresso ha chiesto se avesse fiducia nel fatto che Sarah potrà tornare a casa, in Inghilterra, ha risposto: “Sì, alla fine ce la farà. Non ha fatto nulla di sbagliato”.