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Nsa, giudice federale Usa dichiara incostituzionale la raccolta dei dati

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su espressonline, 18 gennaio 2013

(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2013/12/18/news/nsa-giudice-federale-usa-dichiara-incostituzionale-la-raccolta-dei-dati-1.146477)

Inconstituzionale. La mazzata per la National Security Agency (Nsa), la più grande e tecnologicamente sofisticata agenzia di spionaggio del mondo, finita in uno scandalo di proporzioni planetarie dopo che l'ex contractor, Edward Snowden, ha passato decine di migliaia di file top secret ai giornalisti americani Glenn Greenwald e Laura Poitras, è arrivata ieri. Il giudice federale, Richard Leon, ha stabilito che la raccolta massiccia e sistematica dei metadati delle telefonate dei cittadini americani è probabilmente incostituzionale, in quanto viola il quarto emendamento della Costituzione americana.

La sentenza non è definitiva, il governo potrà presentare ricorso e tutti prevedono che il caso andrà avanti per mesi per poi approdare alla Corte Suprema, ma non c'è dubbio che l'attacco legale al cuore del programma di sorveglianza di massa della Nsa è partito. Ed è una delle ironie della Storia che a scrivere alcune delle parole più dure mai pronunciate sulla Nsa sia stato proprio un giudice nominato da George W. Bush, sotto la cui presidenza i piani in stile Grande Fratello furono concepiti, per poi essere legalizzati ed estesi sotto l'amministrazione Obama.

Leon è arrivato a definire la raccolta di miliardi di metadati delle telefonate dei cittadini americani “orwelliana”, sottolineando che avrebbe “inorridito” George Madison, uno dei padri della Costituzione americana.

La raccolta monstre è emersa grazie solo grazie alla pubblicazione dei file top secret di Snowden, i quali hanno permesso di scoprire anche l'incetta di metadati dei cittadini di altri paesi, come l'Italia, la Germania, la Francia. In un documento top secret appena pubblicato da l'Espresso e ottenuto da Greenwald emerge che tra il 10 dicembre 2012 e il 9 gennaio 2013 la Nsa in Italia ha raccolto i metadati relativi a 45.893.570 telefonate, con punte giornaliere di oltre 4 milioni di telefonate.

Quando lo scandalo Nsa è scoppiato in molti hanno tentato di minimizzare, sostenendo che i metadati non fossero informazioni sensibili come il contenuto delle conversazioni telefoniche e, invece, la raccolta di metadati non costituisce affatto uno spionaggio di serie B, perché permette di ricostruire comunque le vite delle persone, i loro contatti diretti e indiretti, la loro localizzazione minuto per minuto. In teoria, si può pedinare l’intero Parlamento, i leader dei partiti politici, i ministri, le istituzioni e milioni di cittadini, tracciando la mappa delle relazioni sociali di intere nazioni. Si tratta di dati particolarmente preziosi anche perché, a differenza del contenuto delle telefonate, che deve essere esaminato da operatori umani, i metadati sono leggibili e interpretabili dalle macchine: i computer possono incrociarli per scoprire relazioni e informazioni nuove.

Nella sua sentenza il giudice Leon scrive che la raccolta e l'archiviazione massiccia e sistematica di milioni di metadati delle telefonate dei cittadini americani senza alcuna approvazione da parte dell'autorità giudiziaria «viola quel grado di privacy garantita dal quarto emendamento della Costituzione». Non solo: Leon mette in discussione la motivazione stessa dietro il programma di raccolta dei metadati, ovvero la prevenzione degli attacchi terroristici, scrivendo non solo che «il governo non cita un solo caso in cui l'analisi condotta a partire dalla raccolta massiccia di metadati abbia veramente fermato un imminente attacco terroristico», ma anche «ho dei seri dubbi sull'efficacia del programma di raccolta dei metadati come sistema per condurre indagini su imminenti minacce terroristiche».

Sono argomentazioni sulla stessa linea di quanto dichiarato a l'Espresso dal magistrato Armando Spataro. Interpellato dal nostro giornale dopo le nostre rivelazioni sui file di Snowden riguardanti l'Italia, il magistrato, conosciuto in tutto il mondo per aver inchiodato gli agenti Cia responsabili dell' extraordinary rendition di Abu Omar, ha messo in discussione non solo la legalità delle attività della Nsa in Italia, sottolineando che «In Italia eseguire intercettazioni o raccogliere dati informatici senza le dovute autorizzazione giudiziarie è reato», ma ha anche attaccato la reale utilità della sorveglianza di massa per la prevenzione degli attacchi terroristici. Parlando da magistrato che ha dedicato la vita alla lotta al terrorismo, da quello brigatista a quello qaedista, Spataro ha detto a l'Espresso: “È una opinione condivisa dai migliori investigatori italiani, non solo i colleghi magistrati, ma anche i responsabili delle unità antiterrorismo di polizia e carabinieri, che ho voluto consultare prima della mia recente audizione davanti ai parlamentari del Copasir. Senza un criterio preventivo di selezione, una raccolta indiscriminata di milioni di dati non serve a niente. Troppi dati accumulati in modo caotico per categorie generali, ad esempio tutti i contatti telefonici, tutte le email, tutte le transazioni bancarie di milioni di persone, equivalgono a nessun dato”. E ancora: “Dover gestire una miriade di informazioni senza filtri a monte è controproducente: si perde tempo e si disperdono le forze. E poi succede che riesca a salire su un aereo americano un terrorista già denunciato come tale dal padre...”.

Le affermazioni di Spataro sono anche sulla stessa lunghezza d'onda delle dichiarazioni fatte recentemente a l'Espresso da James Bamford , uno dei più grandi esperti di Nsa al mondo, che fin dall'inizio dello scandalo spiegò al nostro giornale l'insensatezza dell'operazione di raccolta di milioni metadati ai fini della lotta al terrorismo, raccontando come, nonostante questa enorme incetta, la Nsa non sia riuscita a prevedere il tentativo di attacco a Times Square, l'attentatore con l'esplosivo nelle mutande, l'attentato di Boston e l'attacco al consolato Usa in Libia.

La sentenza del giudice Richard Leon è solo l'inizio di una lunga battaglia legale. Non c'è dubbio che il governo americano difenderà la costituzionalità e le finalità dei programmi di sorveglianza di massa della Nsa, ma sono pronte almeno altre due azioni legali, oltre a questa su cui si è pronunciato il giudice Leon e che è stata messa in moto da un attivista conservatore, l'avvocato Larry Klayman, e da Charles Strange, il padre di un esperto di crittografia,che secondo quanto riporta il quotidiano londinese “Guardian” è morto in Afghanistan, dopo aver lavorato per la Nsa, supportando le operazioni del “Team 6” dei Navy Seals, quello che ha ucciso Osama Bin Laden.

Le altre due azioni legali già pronte contro i programmi di sorveglianza di massa della Nsa sono state innescate dall' “American Civil Liberties Union” e dall' “Electronic Frontier Foundation”, un baluardo americano nella difesa dei diritti civili e digitali, che tanto si è spesa per difendere anche il lavoro dell'organizzazione di Julian Assange, WikiLeaks.

Esperti del calibro di James Bamford si sono detti scettici della possibilità di innescare un vero cambiamento nella Nsa. «Personalmente, non credo che molto cambierà», aveva detto a l'Espresso nell'agosto scorso Bamford, «La Nsa è troppo potente, e dopo le rivelazioni del programma di intercettazioni illegali [nel 2005, sotto Bush, ndr] ha continuato a fare quello che faceva e hanno cambiato la legge per consentirglielo. Sì, succederà qualcosa, ma la Nsa continuerà a fare semplicemente quello che fa adesso. Sono pessimista quando mi si chiede della possibilità di cambiamento nella Nsa».

Eppure la sentenza del giudice Richard Leon sembra aver ridato coraggio a Edward Snowden, che dal suo asilo temporaneo a Mosca a inviato una dichiarazione a commento della decisione di Leon: «Ho agito nella convinzione che i programmi di sorveglianza di massa della Nsa non avrebbero retto alla verifica della loro costituzionalità e che il popolo americano merita di avere l'opportunità di vedere queste questioni risolte in tribunali pubblici”, ha dichiarato Snowden attraverso un comunicato inviato al giornalista Glenn Greenwald.

Sebbene lo scandalo sia scoppiato all'inizio del giugno scorso, dopo sei mesi non accenna a placarsi: decine di migliaia di file rimangono ancora da pubblicare. In un articolo recente dell'agenzia di stampa “Reuters” si riportavano le preoccupazioni dell'intelligence americana e inglese, citando due fonti che avevano parlato alla Reuters con la garanzia dell'anonimato, l'articolo spiegava che il database contenente migliaia di documenti esplosivi fosse protetto da un sofisticato sistema di cifratura a più livelli, con «le password [necessarie per aprire il database, ndr] in possesso di almeno tre persone e valide solo per una finestra di ore ogni giorno». L'Espresso ha interpellato il guru della sicurezza informatica, Bruce Schneier, per capire se uno scenario del genere sia plausibile: esistono dabatase criptati con le chiavi “ a tempo”? «La frase non ha senso», ci ha risposto Schneier, «è stata scritta da qualcuno che non capisce come funziona la crittografia».