Home page WikiLeaks e Julian Assange

COSA SUCCEDE ORA AD ASSANGE

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso, 30 maggio 2012

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosa-succede-ora-ad-assange/2182217)

E alla fine è praticamente certo che verrà estradato in Svezia. La Suprema Corte di Londra ha rigettato il ricorso di Julian Assange, concedendo, però, al fondatore di WikiLeaks la sospensione della procedura di estradizione per quattordici giorni: il tempo di considerare un'obiezione tecnica della difesa di Assange sulla sentenza di oggi. Dopodiché non resterà che appellarsi alla corte europea dei Diritti dell'Uomo. Dunque questa finestra di due settimane allontana l'estradizione anche stavolta: non è imminente, nonostante il verdetto della Suprema Corte, ma le possibilità di evitarla sembrano ormai ridotte al lumicino.

Ieri sera nel quartier generale di WikiLeaks era quasi dato per scontato l'esito negativo del ricorso. L'organizzazione ha difficoltà a capire come organizzarsi in vista del futuro, perché tutto dipende dal caso svedese. Se Assange verrà estradato, c'è la possibilità che venga messo in isolamento e, a quel punto, il team di WikiLeaks potrebbe avere enormi difficoltà a portare avanti il lavoro. Perché una cosa è certa: il ruolo di Julian Assange nell'organizzazione è cruciale.

WikiLeaks è finita? Tanti la danno per spacciata. Pochi conoscono la capacità di recupero dell'organizzazione. Nel 2009 sembrava moribonda: in crisi nera di fondi e di persone disposte a lavorare a documenti troppo scottanti. Il sito è rimasto inattivo per mesi, il team di Assange sembrava sparito nel nulla. Poi, nell'aprile del 2010, è esploso con il rilascio del video 'Collateral Murder', a cui sono seguiti i file sull'Afghanistan, l'Iraq, i cablo della diplomazia, i documenti su Guantanamo. All'anno terribile, il 2009, è seguito l'anno mirabile di WikiLeaks, il 2010. Ma quando il gioco si è fatto duro, tanti hanno avuto paura di giocare. La reazione furiosa degli Stati Uniti, l'arresto di Bradley Manning, le indagini dell'Fbi, la misteriosa Task Force anti-WikiLeaks della Cia, gli appelli dei falchi americani a 'piantare una pallottola in testa a quel figlio di puttana di Julian Assange', i fermi e gli interrogatori degli attivisti negli aeroporti americani. Paure e pressioni hanno convinto molti a mollare. Ma non Julian Assange. Lo staff di WikiLeaks si è ridimensionato.

Qualcuno, come l'ex portavoce Daniel Domscheit Berg, ha lasciato in aperta polemica,ma non prima di avere smantellato la piattaforma per l'invio di documenti segreti e aver portato via 3mila documenti, che non sapremo mai cosa contenevano davvero, perché Domscheit Berg ha dichiarato di averli distrutti, pur di non lasciarli nelle mani di WikiLeaks. Ad oggi aspettiamo ancora di sapere che fine ha fatto l'idea di un'organizzazione alternativa che Domscheit Berg aveva annunciato a gran voce. Da allora è tutto un fiorire di 'OpenLeaks', BalkanLeaks, UniLeaks. E ben vengano dieci, cento, mille WikiLeaks, ma ad oggi dobbiamo ancora vedere un'organizzazione capace di assestare un colpo letale alla segretezza, come ha fatto WikiLeaks con 'Collateral Murder' o con i cablo della diplomazia. E dobbiamo ancora vedere un'organizzazione perfettamente legale a cui venga improvvisamente tagliata, come è successo a WikiLeaks (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/le-corporation-contro-assange/2139875), qualsiasi possibilità di ricevere donazioni da cinque grandi istituzioni finanziarie: Visa, Mastercard, PayPal, Western Union, Bank of America. Un blocco finanziario che non sembra scandalizzare più di tanto, eppure costituisce un pericoloso precedente che porta a chiedersi: chi sarà il prossimo a subire lo stesso trattamento? Emergency? Human Rights Watch? Amnesty International? Dal dicembre 2010, quando WikiLeaks era nel pieno della pubblicazione dei cablo della diplomazia, le donazioni sono state tagliate e il fondatore di WikiLeaks è stato messo agli arresti domiciliari per le accuse mosse contro di lui da due ragazze svedesi.

Ad oggi, Assange è sotto scacco in attesa di estradizione e le donazioni non sono mai state ripristinate. La Divisione Antitrust della Commissione Europea deve ancora far sapere se aprirà un'inchiesta sulla base del ricorso legale di WikiLeaks.

C'è del marcio in Svezia? Il caso giudiziario contro Assange è a dir poco controverso. Tutto succede nell'agosto 2010, a due settimane dalla pubblicazione degli Afghan War Logs, che provocano una reazione durissima della Casa Bianca e del Pentagono, con il segretario alla Difesa in persona, Robert Gates, che promette «un'inchiesta aggressiva». Assange viene invitato in Svezia, nazione importante per WikiLeaks, perché lì sono presenti alcuni dei server dell'organizzazione, visto che il Paese ha una solida tradizione nella tutela della libertà di espressione.

In Svezia viene ospitato da una simpatizzante di WikiLeaks, Anna Ardin, i due hanno rapporti sessuali consensuali, ma Assange si sarebbe prima rifiutato di usare il preservativo su richiesta della partner, successivamente l'avrebbe usato ma la Ardin sostiene che Assange lo avrebbe manipolato, in modo da provocarne la rottura. Ardin non denuncia immediatamente il fondatore di WikiLeaks né lo allontana da casa all'istante. La denuncia alla polizia e le accuse di stupro arrivano dopo: quando appare sulla scena un'altra giovane simpatizzante: Sophia Wilén, con cui Assange ha avuto rapporti sessuali proprio nei giorni in cui era ospite della Ardin. Anche con la Wilén, lui si sarebbe dimostrato recalcitrante ad usare il preservativo, nonostante le richieste della donna, che però, anche lei, non denuncia immediatamente Assange né lo allontana all'istante dal suo appartamento. Le accuse delle due svedesi portano subito all'apertura di un'inchiesta per stupro da parte dei magistrati svedesi, che declassano presto il reato a molestie.

E' solo con l'arrivo sulla scena di un nuovo difensore delle due donne, Claes Borgström, avvocato e politico del Partito Socialdemocratico svedese, che Assange si ritrova di nuovo accusato di stupro. Borgström è un legale esperto di diritti delle donne, che punta a estendere il reato di stupro anche al caso di rapporti sessuali consensuali tra i partner. Da qui l'accusa da parte dei sostenitori di WikiLeaks che Borgström stia cavalcando un caso di eccezionale visibilità mediatica per una sua agenda politica. Ma i misteri non sono finiti. Dopo la denuncia delle due donne, Assange viene sentito dagli inquirenti e qualche giorno dopo, il 27 settembre 2010, vola a Berlino, dove ha un appuntamento con l'Espresso, che era stato fissato con il suo staff un mese prima. Assange arriva in tarda serata, intorno alle undici di sera. E ' una notte fredda e piovosa, Assange è stravolto dalla stanchezza e visibilmente preoccupato perché, nonostante il volo diretto, il suo bagaglio è andato perso: in particolare, sono spariti alcuni computer, ma non il suo laptop personale, che porta sempre con sé nell'inseparabile tracolla. Dorme nel nostro albergo, probabilmente senza essersi mai registrato e la mattina dopo, ci porta in un internet cafè, stacca e attacca quattro o forse cinque cellulari, improvvisamente riceve una chiamata, a cui assiste l'Espresso: è il suo avvocato svedese: Bjorn Hurtig.

Lo avverte che i magistrati di Stoccolma sono pronti ad emettere un mandato di arresto, perché vogliono interrogarlo di nuovo. Poiché è volato a Berlino, gli inquirenti temono che stia cercando di sottrarsi alla giustizia. «Vogliono interrogarmi?», chiede Assange all'avvocato?, «non potevano farlo prima? Sono stato in Svezia per sei settimane». L'Espresso ha depositato presso la difesa di Assange una dichiarazione giurata in cui vengono descritti accuratamente questi fatti e vengono allegati tutti i documenti: se sarà necessario, è pronto a testimoniare al processo.

Uncle Sam. In questo quadro di incertezza, rimangono solo pochi fatti incontrovertibili: i rapporti tra Assange e le due donne erano consensuali. Ad oggi, Julian Assange non è incriminato per stupro, i magistrati ne pretendono l'estradizione semplicemente perché vogliono interrogarlo ulteriormente in merito alle accuse delle due donne. Il fondatore di WikiLeaks, tramite i suoi legali, si è messo a disposizione per essere interrogato in ambasciata o con altre soluzioni, ma i magistrati svedesi hanno rigettato qualsiasi possibilità. Ad oggi, Assange ha trascorso 540 giorni agli arresti domiciliari, in attesa della decisione sull'estradizione. Né sembra plausibile che abbia intenzione di scappare: si è consegnato alla polizia, immediatamente dopo il mandato di arresto europeo emesso dall'Interpol. Il fondatore di WikiLeaks ha sempre insistito che il caso svedese non è che l'anticamera per l'estradizione negli Stati Uniti.

E' noto che ad Alexandria, in Virginia, è in corso un'inchiesta del Grand Jury sulla fuga di documenti riservati: molti attivisti e simpatizzanti di WikiLeaks sono stati interrogati, ma tutto il caso è circondato dal segreto assoluto. Né gli avvocati di Assange e della sua organizzazione hanno la possibilità di avere pieno accesso alle carte giudiziarie del processo contro Bradley Manning, la presunta fonte che ha inviato i documenti più scottanti: da Collateral Murder ai cablo. L'estradizione in Svezia è davvero il preludio all'incriminazione negli Usa, come teme Julian Assange? I file emersi in seguito all'hackeraggio dell'azienda privata americana di intelligence, Stratfor, sembrano dargli ragione. Scrivendo con la certezza che le comunicazioni interne sarebbero rimaste riservate, il boss di Stratfor, Fred Burton, esulta: «Abbiamo un mandato di arresto contro Assange coperto da segreto».

Mentre l'analista Sean Noon afferma «Le accuse di aggressione sessuale vengono raramente passate all'Interpol come è successo in questo caso, e quindi non c'è dubbio che questo venga fatto per fermare il rilascio dei documenti del governo da parte di WikiLeaks». Di certo questo non è il giudizio di un'organizzazione che simpatizza con Assange: «Sono favorevole a usare qualsiasi accusa inventata (trumped up) per levare di mezzo questo personaggio e i suoi server», scrive ancora un altro analista, «E vorrei lasciare al primo branco di cani randagi che incontro quella testa di cazzo di soldato [Bradley Manning] o semplicemente fargli qualsiasi cosa gli Iraniani fanno alle nostre fonti in Iran».