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LO SHOW DI ASSANGE SU L'ESPRESSO

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso, 23 aprile 2012

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lo-show-di-assange-su-lespresso/2179196)

Un terrorista che ne intervista un altro. Un utile idiota per il Cremlino. Si è aperto all'insegna della polemica, "The World Tomorrow", lo show di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, che oggi 'l'Espresso' presenta in esclusiva per l'Italia, acquistandone i diritti, dopo che la televisione russa, RT, finanziata dal Cremlino se li è assicurati per prima, innescando un dibattito che ha portato molti commentatori a bollare il fondatore di WikiLeaks come un personaggio che si presta a diventare strumento della propaganda della Russia di Putin.

Nella prima puntata, Assange ha intervistato Sayyed Hasan Nasrallah, leader delle milizie di Hezbollah, finanziate da Siria e Iran. Un terrorista con le mani lorde di sangue, secondo Israele. Un combattente per la libertà, secondo i fautori della causa di Hezbollah.

Comunque la si pensi, il colloquio di Assange con Nasrallah è stato uno scoop, visto che il leader non rilasciava interviste da sei anni e, come ha scritto il quotidiano londinese 'Guardian', si nasconde ormai da tempo in un rifugio segreto, probabilmente a Beirut, per schivare i missili di Israele.

La puntata che oggi l'Espresso manda in onda, invece, si concentra su due personaggi che polemizzano quasi in un gioco di specchi: uno è David Horowitz, controverso commentatore e scrittore americano che, dopo una vita da radicale di sinistra, è diventato un fervente sionista e un falco della destra Usa, l'altro è il popolare filosofo sloveno Slavoj Zizek - autore di libri come 'Dalla tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo' (Ponte alle Grazie, 2010)- che, da dissidente comunista, oggi si definisce comunista. Assange li interpella sui temi più diversi, dalla decadenza degli Stati Uniti, allo Stato della sorveglianza orwelliana, fino all'Europa, rievocando l'esperienza di Horowitz con il movimento rivoluzionario americano delle 'Black Panthers', le pantere che puntavano alla liberazione politica dei neri. Julian Assange cerca anche di scavare, peraltro senza gran successo, nel mistero della morte di Betty Van Patter, che teneva i conti per le Pantere: un omicidio rimasto avvolto nell'oscurità e che ha contribuito alla decadenza del movimento.

Il fatto che il primo network ad acquistare i diritti dello show sia stato quello russo, 'RT', televisione della propaganda del Cremlino, ha scatenato polemiche virulente contro WikiLeaks. The World Tomorrow è prodotto da una piccola società di giovani filmaker inglesi, la Quickroll Productions (http://www.quickrollproductions.com/), la televisione russa è uno dei network che ha acquistato lo show, come ha fatto 'l'Espresso' per l'Italia.

Ma Assange è stato attaccato pesantemente, soprattutto dal 'Guardian', quotidiano che da friendly si è trasformato in un acerrimo nemico di WikiLeaks. Pur riconoscendo che, di fronte a un ospite controverso come Nasrallah, Assange ha saputo fare domande dure sulla Siria, il 'Guardian' ha stroncato la decisione di Assange di assegnare i diritti per la prima puntata alla tv russa RT. Il quotidiano inglese è arrivato a definire Assange «non un rivoluzionario senza paura, ma un utile idiota», che presta la sua faccia alla Russia di Putin, come prima di lui ha fatto una lunga lista di intellettuali occidentali ingannati da Mosca: da Bernard Show a André Gide.

Un'accusa molto pesante, considerato che Assange non ha mai fatto dichiarazioni d'apprezzamento di alcun tipo nei confronti di Mosca e, soprattutto, che alcune delle pagine più dure mai pubblicate sul regime di Putin sono state scritte proprio grazie ai cablo di WikiLeaks, che dipingono un ritratto a tinte foschissime della Russia: uno stato completamente in mano alla mafia, con un'agghiacciante collegamento tra servizi segreti e mafia russa.

Questi file sono stati pubblicati da WikiLeaks sul proprio sito in modo integrale, con tanto di nomi e cognomi degli uomini al centro della connection tra la politica di Putin, l'intelligence e il crimine organizzato.

A poco serve, però, ricordarlo: i giudizi del 'Guardian' contro Julian Assange sono stati tranchant. E l'unica voce fuori dal coro è stata quella di Glenn Greenwald, costituzionalista americano e opinionista del magazine online, 'Salon'. «A quanto pare c'è una regola per cui va perfettamente bene per un giornalista lavorare per un media di proprietà dell'industria degli armamenti (come Ge/Nbc/Msnbc)», ha scritto, «o anche di proprietà del governo americano e inglese (Bbc, Star and Stripes o Voice of America), o di Rupert Murdoch e del principe saudita Al-Waleed Bin Talal (Wall Street Journal/Fox News), o per una corporazione bancaria con forti collegamenti ai governi di destra (come Politico)», ha elencato Greenwald, «ma è considerata un'intrinseca violazione dell'integrità giornalistica lavorare per un media di proprietà del governo russo».

Greenwald ha concluso: «Assange ha sviluppato un modello alternativo ai media tradizionali – più indipendente e aggressivo verso i governi e in questo modello ha prodotto più scoop degni di nota di tutti gli altri media messi insieme. Come ha osservato a proposito di WikiLeaks il professore di giornalismo della New York University, Jay Rosen, 'la stampa cane da guardia del potere è morta, ora abbiamo questa cosa [WikiLeaks]'. Gli esperti della stampa, cane da guardia ormai deceduto, hanno deciso di odiare Julian Assange e si sono dedicati alla sua demonizzazione e alla sua distruzione».

Ma lo show di Assange è solo una delle attività che WikiLeaks sta portando avanti in questi 500 giorni di arresti di domiciliari del fondatore di WikiLeaks, che è in attesa della decisione della Corte Suprema di Londra sull'estradizione in Svezia, dove, ad oggi, e dopo ben 500 giorni di detenzione, Assange non è ancora incriminato per stupro: i procuratori svedesi ne chiedono l'estradizione per poterlo interrogare in merito alle accuse delle due donne che lo hanno denunciato per stupro.

Il reato di cui le due svedesi accusano Assange è quello di non avere usato il preservativo, nonostante le loro richieste, e non quello di avere subito una vera e propria violenza carnale, come la parola 'stupro' evoca nel linguaggio comune. In Svezia, il mancato uso del preservativo su richiesta della partner è un reato, seppure rientri in una fattispecie minore del crimine di stupro (minor rape).

Il reato di cui le due svedesi accusano Assange è quello di non avere usato il preservativo, nonostante le loro richieste, e non quello di avere subito una vera e propria violenza carnale, come la parola 'stupro' evoca nel linguaggio comune. In Svezia, il mancato uso del preservativo su richiesta della partner è un reato, seppure rientri in una fattispecie minore del crimine di stupro (minor rape).

La sentenza sull'estradizione, attesa fin dal 5 marzo scorso, è ormai imminente: a giorni si deciderà il destino di Julian Assange, che è anche quello di WikiLeaks, perché è lui l'anima dell'organizzazione.

Oggi, la sfida numero uno per WikiLeaks è sopravvivere, dopo il blocco totale delle donazioni da parte di cinque grandi istituzioni finanziarie: le carte di credito Visa, Mastercard, il sistema di pagamento online PayPal, Western Union e la potente Bank of America. Subito dopo il rilascio dei cablo, i cinque giganti del credito hanno improvvisamente deciso di non permettere più donazioni a WikiLeaks attraverso i loro circuiti finanziari.

Il motivo dell'embargo contro l'organizzazione che, ad oggi, è perfettamente legale, non è mai stato reso noto. La decisione ha portato WikiLeaks a presentare un ricorso legale alla Divisione Antitrust della Commissione Europea. Il ricorso, però, sembrerebbe essere rimasto invischiato nelle nebbie della burocrazia europea. A una richiesta de 'l'Espresso' di sapere che fine ha fatto, il portavoce della Divisione, Antoine Colombani, ha risposto: «Non possiamo dire nulla in merito a questo caso, tutto ciò che possiamo dire è che abbiamo ricevuto il ricorso». Vista la situazione di stallo, venerdì scorso due sostenitori di alto profilo di WikiLeaks hanno annunciato la creazione di una fondazione che lotterà contro il blocco economico. In prima linea per questa iniziativa ci sono il celebre Daniel Ellsberg, che nel 1971 fece filtrare i 'Pentagon Papers', i documenti segreti sulla guerra del Vietnam, e John Perry Barlow, fondatore della più importante roccaforte per la difesa dei diritti digitali: l'americana Electronic Fronteer Foundation (Eff). Sia Ellsberg che la Eff sono sostenitori della prima ora di WikiLeaks, che hanno aiutato in occasioni cruciali, come quando la banca svizzera, Julius Baer, chiese alla giustizia americana di oscurare il sito di Assange che aveva pubblicato documenti su presunte operazioni di riciclaggio ed evasione fiscale da parte della Julius Baer.

Lontano dal clamore, però, WikiLeaks sta anche cercando di rimettere in piedi la piattaforma per l'invio dei documenti segreti. Il problema è più difficile che mai, visto che l'organizzazione è nel mirino dei servizi di intelligence di tutto il mondo. L'esito è, dunque, incerto.

Come incerto è quello che accadrà se la Corte Suprema deciderà a favore dell'estradizione di Julian Assange: WikiLeaks risponderà con la pubblicazione di documenti scottanti, come il misterioso 'file assicurazione'?