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ABDUL, AL QAEDA E L'ATOMICA - COLLOQUIO CON ABDUL QADER KHAN

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso, 19 maggio 2011

Ha progettato e costruito la prima e unica atomica islamica. Poi ha tramato per venderla a tutti gli Stati canaglia: la Libia, la Corea del Nord e forse persino ad al Qaeda. Per l'ex capo della Cia è «pericoloso come Osama Bin Laden». E come il capo di al Qaeda vive in Pakistan, ma senza bisogno di nascondersi. I suoi segreti finora gli hanno garantito una sostanziale immunità. Perché Abdul Qader Khan è il padre della Bomba di Islamabad, intorno alla quale ha creato una galassia di oscuri traffici e giochi di spie impossibili da chiarire: quel che è certo è che compare e svanisce in tutte le trame al plutonio degli ultimi vent'anni.

Nel 2004 è stato costretto a confessare pubblicamente i suoi commerci e da allora è rinchiuso nella sua prigione dorata, in una lussuosa villa dove "l'Espresso" è riuscito a intervistarlo. «Io non ho mai incontrato Osama Bin Laden», precisa subito: «Nessuno nei miei laboratori di Kahuta ha mai avuto contatti con lui o con i suoi uomini».

Le schede dei prigionieri di Guantanamo, ottenute da WikiLeaks e che "l'Espresso" ha pubblicato in esclusiva, mostrano come gli uomini di Osama puntassero proprio a questo. Il dossier su Abu Farai al-Libi, il messaggero di Bin Laden che avrebbe permesso di arrivare al suo corriere più fidato e alla localizzazione dell'ultimo rifugio, recita: «Il detenuto (al-Li bi) è a conoscenza della possibilità che al Qaeda sia in possesso di una bomba atomica. Il militante qaedista, Sharif al-Masri, ha raccontato che (al-Libi, ndr.) saprebbe dell'ordigno e di dove si trova. E crede che, se Bin Laden fosse catturato o ammazzato, la bomba verrebbe fatta esplodere negli Stati Uniti e il detenuto sarebbe uno di quelli in grado di far partire l'ordine».

Khan ribatte: «E' impossibile che siano in grado di costruire un'arma del genere. La tecnologia nucleare è estremamente complessa, richiede esperti di altissimo livello». Ma lei è l'unico scienziato islamico a sapere costruire la bomba e - stando alle accuse - ad avere cercato di venderla a Paesi terzi... «E' facile scaricare la colpa sulla rete di Khan. Noi non abbiamo costruito o contrabbandato niente». E' proprio sicuro di non essere entrato in contatto, anche in maniera indiretta, con qualche emissario di Bin Laden? «Mai», replica con decisione. E allora, chi oltre lei potrebbe avere aiutato al Qaeda in questi piani di sterminio? Khan fornisce un solo nome: «Sultan Bashiruddin Mahmood ha incontrato Osama bin Laden una volta, stando a quello che racconta lui stesso»». E qui si apre un altro mistero.

Bashiruddin è stato un ingegnere nucleare pakistano di altissimo livello, incaricato di progettare il reattore nucleare di Kushab per la produzione di plutonio destinato a fini bellici. La sua competenza scientifica va di pari passo con l'estremismo religioso e ha teorizzato anche un legame tra macchie solari e grandi eventi storici fino a ipotizzare visioni apocalittiche nei suoi testi. Bashiruddin ha sempre manifestato simpatie per i talebani che in Afghanistan avevano imposto la legge coranica. Poi nel 1999 gli Usa lo hanno messo nel mirino, chiedendo al governo pakistano di allontanarlo dai laboratori statali di Islamahad. Dopo l' 11 settembre è stato arrestato dai potenti servizi segreti pakistani e richiuso nella sua casa: da allora si sono perse le sue notizie. L'incontro tra lui e lo sceicco potrebbe essere avvenuto quando l'ingegnere operava in Afghanistan, ufficialmente per beneficenza, con l'ong da lui fondata: la Tameer-e-Nau, un nome che compare anche nei file di Guantanamo ottenuti da WikiLeaks.

Nella scheda di Abdus Salam Zaeef, descritto come l'ambasciatore dei talebani in Pakistan nel 2000, con «contatti di alto livello nell'Isi e i membri della Tameer», l'ong viene descritta come «formata da scienziati nucleari e militari, che ha lavorato alla creazione di un programma nucleare per al Qaeda e i talebani». Abdul Qader khan, però, è scettico: «Per me sono tutte fandonie! Quella è gente che non conosceva l'abc delle armi atomiche: se pure avessero voluto aiutare Bin Laden, non avrebbero saputo come farlo».

Anche se non fossero in grado di costruire un vero ordigno atomico, i terroristi però potrebbero limitarsi a congegnare "una bomba sporca", che disperda sostanze radioattive nell'aria contaminando interi quartieri. «Io non credo che ci sia niente di preoccupante», replica Khan: «Chiunque può fabbricare la bomba sporca: basta aggiungere all'esplosivo un materiale radioattivo, tipo il cobalto-60, se si riesce a trovarlo. Certo, spargerebbe un po' di radiazioni, ma senza fare danni gravi o su larga scala ».

Tra le relazioni pericolose attribuite a Khan una è stata provata dall'agenzia atomica delle Nazioni Unite, l'Aiea: quella con Gheddafi, che prima del 2004 ha fatto di tutto per ottenere l'atomica. «lo non ho nulla a che fare con questa storia. Quello incriminato era un
network di aziende e uomini d'affari occidentali e si estendeva dall'Inghilterra alla Francia, dalla Svizzera all'Olanda. Tutta gente più che contenta di fare i soldi. E poiché era la stessa rete che riforniva noi pakistani ed era in contatto con me, è stato facile e conveniente per l'Aiea -che per me non significa Onu ma Stati Uniti - scaricare la colpa sul sottoscritto».

Lei ha mai incontrato Gheddafi? «Mai messo piede in Libia o stabilito un contatto. Sono state le aziende occidentali attraverso i loro intermediari a contattare gli uomini di Gheddafi e a vendere i materiali».  

Perché il Pakistan è riuscito a costruire la bomba mentre il regime di Tripoli, nonostante le risorse economiche colossali, non ne è stato capace? «Gli arabi, e i libici in particolare, eccellono in altri settori: sono maestri nell'allevare cammelli ma qui stiamo parlando di tecnologie avanzate. Si sono rivelati completamente incompetenti e non avrebbero potuto costruire una sola centrifuga in cento anni. Mi hanno raccontato che i loro agenti incaricati di reperire le componenti per il programma nucleare erano solo interessati a ricavare enormi commissioni su ogni affare. Se i libici fossero stati seri, avrebbero ottenuto molto di più e non si sarebbero ridotti a tradire i loro fornitori occidentali. Il Colonnello è noto per essere uno squilibrato. Gheddafi non sarebbe mai stato in grado di ottenere la bomba atomica e il suo regime crudele e spietato era destinato a crollare. Prima o poi».

Khan non nasconde il suo nazionalismo. Ed è orgoglioso di avere dotato il Pakistan della bomba. Non solo lui: i primi test dell'atomica islamica fecero esultare anche Bin Laden che nel 1998 parlò di «una grande felicità che ha colmato il cuore dei musulmani». E oggi lo scienziato resta convinto della bontà della sua operazione: «Ogni nazione ha il diritto di proteggere i propri interessi. Nessuno lo farà per noi. Abbiamo concretizzato semplicemente quello che ritenevamo un obbligo per la nostra sopravvivenza e la nostra sicurezza». Anche a costo di aprire una corsa agli armamenti nucleari che da Islamabad ha contagiato tutta l'Asia.