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TRA GLI ITALIANI L'INCUBO DI TEHERAN

di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso, 14 ottobre 2010

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tra-gli-italiani-incubo-di-teheran/2136409)

L'Italia ha il compito di vigilare su una delle frontiere più calde del pianeta, quella dove si confrontano a distanza forze della Nato e Iran. I rapporti dell'intelligence americana sono zeppi di riferimento alle attività di Teheran nella regione di Herat. Ci sono episodi concreti: quattro cittadini iraniani fermati dalle guardie di frontiera afghane con un'auto carica di armi ed esplosivo. E decine di files su sequestri di munizioni, razzi e mine prodotte nella confinante Repubblica degli ayatollah.
A guardare dal flusso di notizie confidenziali, l'attività iraniana raggiunge il massino tra il 2007 e il 2008, quando i rapporti con l'amministrazione Bush sfiorano la guerra, e poi si attenua gradualmente.

A Herat nel luglio 2007 un rapporto descrive la sorveglianza su un ragazza diciottenne che sta imparando a guidare. Un dettaglio insolito: le donne non sono spesso al volante e questa giovane viene dall'Iran. Secondo gli agenti occidentali in realtà è una kamikaze, destinata a colpire con un'autobomba i convogli italiani o americani nel capoluogo.

Il 27 settembre 2008 vine segnalata la presenza di sette arabi e quattro iraniani che si sono uniti al gruppo Gholam Yahya Akbary. "Si ritiene che i sette arabi siano legati al gruppo di Al Mansour, uno dei vice di Bin Landen e vogliano condurre attacchi suicidi contro americani ed italiani". Gli uomini di Teheran invece sarebbero una cellula dell'intelligence dei pasdaran, che vuole raccoglie informazioni e coordinare le operazioni sul campo delle squadre di Al Qaeda.

Gli analisti statunitensi temono che gli assalti scattino uno-due giorni dopo la fine delle festivitò e temono la falsa propaganda iraniana su azioni di autobombe anche contro le moschee.