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ASSANGE E LA BIOGRAFIA RIPUDIATA

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso (online), 23 settembre 2011

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/assange-e-la-biografia-ripudiata/2162011)

"Non ha neppure letto quello che hanno scritto, figuriamoci se Julian Assange l'ha autorizzato". Quando nella tarda serata si diffonde la notizia che l'indomani in libreria sarà disponibile l'autobiografia ' non autorizzata' di Assange, nel quartier generale di WikiLeaks la delusione è forte. Solo a un personaggio fuori da ogni schema, come lui, poteva capitare di vedersi pubblicata un'autobiografia non autorizzata: un ossimoro, perché, fino a ieri, nei bookshop di tutto il mondo, c'erano solo o biografie non autorizzate, scritte da un autore diverso dal soggetto in esse ritratto e pubblicate senza il placet dello stesso, o autobiografie, scritte dal protagonista della storia, magari con l'aiuto di un ghostwriter e quindi, per forza di cose, 'autorizzate'. Ma nel caso del fondatore di WikiLeaks è tutto vero: nessuna furbizia pubblicitaria per lanciare un libro che, all'uscita, si è già conquistato titoli di giornale in tutto il mondo. Julian Assange non si riconosce in questa opera, che pure ha contribuito a creare con l'aiuto del brillante ghostwriter, Andrew O'Hagan. Voleva avere l'opportunità di riscrivere questa prima bozza del manoscritto, ma i tempi di lavorazione si sono dilatati troppo per i bilanci della casa editrice, che già gli aveva versato un generoso anticipo e temeva di veder collassare l'intero progetto rimandato all'infinito, così l'editore è andato avanti senza il suo consenso e, per quello che se ne sa finora, senza neppure quello di Andrew O'Hagan.

Una decisione che ha fatto storcere il naso a tanti, anche a un grande reporter come Nick Davis del Guardian, da mesi ormai ferocemente critico di Julian Assange, dopo che le relazioni tra WikiLeaks e il quotidiano inglese sono degenerate in uno scontro aperto. "Credo che la casa editrice Canongate si sia comportata molto male. Non conosco nessun altro editore che abbia pubblicato un'autobiografia disconosciuta sia dal soggetto che dall'autore", ha scritto ieri Davis sul Guardian, che ha raccontato come il volume, essendo una bozza, si ferma alla fase della vita di Assange che precede la pubblicazione dei cablo della diplomazia, quindi è palesemente incompleto e "la parte che potrebbe essere più interessante", ha fatto notare ancora Nick Davies, "è piena di imprecisioni [..] temo che Julian Assange abbia ragione quando dice che Canongate sia colpevole di aver voluto lucrare", ha concluso Davis. Ma sulle colonne dello stesso giornale, l'editore ha difeso strenuamente la sua scelta: ormai l'anticipo era stato versato, Assange non sarebbe in grado di restituirlo e Canongate aveva già venduto i diritti del libro in tutto il mondo. Per evitare una vera e propria débacle economica, l'editore è uscito comunque con quello che aveva in mano: una bozza.

Contrariamente a quello che è stato scritto, il fondatore di WikiLeaks ha fatto sapere di non aver usato i soldi dell'anticipo: sono congelati sul fondo per le sue spese legali, un conto che è al centro di una controversia che verte sull'onorario dell'avvocato, Mark Stephens, che in un primo momento ha difeso Assange dalle accuse di stupro. Insomma, una faccenda tremendamente complessa come tutte quelle in cui si ritrova sistematicamente il fondatore di WikiLeaks.

La complessità del personaggio è cosa arcinota. Quando si è diffusa la notizia che una casa editrice era interessata alla biografia di Assange, chi lo conosce ha pensato alla celebre frase di Ibsen: "Intendete scrivere la sua biografia? Non ne verrà piuttosto un romanzo?".

In cosa non si riconosce Assange del manoscritto pubblicato? E' presto per dirlo, visto che l'opera è appena arrivata in libreria. Ma gli stralci pubblicati dal quotidiano inglese The Independent, che si è accaparrato l'esclusiva dell'anticipazione, danno un'idea dell'impostazione dell'opera. E' un lavoro che scava a fondo nella storia privata di Julian Assange. La vita da nomade che, da bambino, ha cambiato una trentina di scuole diverse, sia per lo spirito libero della madre sia perché la donna era perseguitata dal compagno, appartenente alla setta australiana "The Family". Quella vita da fuggiasco deve aver lasciato un segno profondo sul fondatore di WikiLeaks, che non riesce a vivere in nessun paese per lunghi periodi. La sua precedente vita da hacker: Julian Assange è cresciuto leggendo i segreti del complesso militare-industriale degli Stati Uniti, in cui sguazzava. Infine infine le sue ossessioni, le goffaggini, le idiosincrasie e il flirt con le due ragazze svedesi che lo accusano di stupro. Dalle anticipazioni, sembrerebbe un volume che penetra l'intimità del personaggio, più che la creazione a cui Assange ha ossessivamente dedicato la vita: WikiLeaks.

Dovreste vederlo in azione, Julian Assange. Si alza in tarda mattinata, vestito come capita e con gli immancabili calzini deformati, oggetto di scherno da parte del New York Times. E non si precipita verso una tazza di caffè o di tè, come tutti. Accende il suo computer: un Mac il cui logo della mela morsicata è coperto da un adesivo per non rendere identificabile il marchio commerciale. Da quel momento in poi, Assange è fuso con il suo computer: incollato alla tastiera, indifferente al susseguirsi di pranzo e cena. Va avanti così fino nel cuore della notte. E' un po' autistico, Julian Assange, come racconta la sua autobiografia non autorizzata? Forse. Sicuramente è eccentrico. Ma non è indifferente agli altri, sa essere attento ed è tremendamente concentrato nel costruire qualcosa che è convinto può cambiare la vita del mondo intero. Non è uno che si gode la vita. Appare, per esempio, quasi indifferente al cibo. Di sicuro è indifferente agli status symbol. E come ha scritto in un brillante ritratto un grande conoscitore della realtà dei talenti del computer, Bruce Sterling, Assange non fa quello che fa "per i soldi perché non saprebbe che farne, visto che vive sempre con uno zaino in spalla e la sua routine è, probabilmente, quella di passare 16 ore al computer".

Da quando è esploso il fenomeno WikiLeaks, le librerie sono colme di volumi che promettono rivelazioni sul 'murky world' (il mondo oscuro) di Julian Assange. Nella nostra biblioteca ce ne sono una mezza dozzina, scritti da reporter ed esperti di grido: li abbiamo comprati sistematicamente, perché, da quando siamo entrati in contatto con la banda di Assange, abbiamo vissuto per anni nella preoccupazione di scoprire che dietro di lui ci fossero storie inquietanti: agenzie spionistiche, loschi traffici di documenti segreti e affari lucrosissimi. Abbiamo inseguito i critici più accaniti e letto libri caustici, ma, a parte le storie sulle asperità caratteriali (che rendono le interazioni sociali di Assange a dir poco problematiche), ad oggi, non abbiamo trovato traccia del 'mondo oscuro' del fondatore di WikiLeaks. Considerando che la sua vita è sotto la lente di centinaia di reporter in tutto il mondo - tra cui quelli di due grandi giornali (Guardian e New York Times) che ormai gli sono apertamente ostili- e considerando che la storia di WikiLeaks è lastricata di nemici potenti, di scontenti, invidiosi ed ex attivisti rancorosi, se Julian Assange avesse nascosto segreti inconfessabili, sarebbero emersi.

Quanto può dargli fastidio un'autobiografia che sembra concentrarsi più sulla sua vita personale che sulla rivoluzione di WikiLeaks? Tanto. "Il principe delle soffiate non vuole soffiate su se stesso", hanno scritto alcuni giornali. Ma il problema non è questo, probabilmente. Quando il Quarto Potere ha cominciato a scavare nei problemi privati di Bradley Manning, la presunta fonte che avrebbe passato a WikiLeaks tutti i documenti più scottanti, dal video Collateral Murder fino ai cablo della diplomazia, Assange era altrettanto furioso: non sopportava che la stampa si mettesse a psicanalizzare Bradley Manning, invece di analizzare la portata politica del presunto gesto di Manning di rivelare documenti segreti che contenevano crimini gravissimi. Ora sta avvenendo la stessa cosa con lui: invece di focalizzarsi sulle rivelazioni emerse dai documenti di WikiLeaks (15mila vittime civili della guerra in Iraq 'sfuggite' alla contabilità ufficiale, lo spionaggio degli Usa ai danni dell'Onu, le gravissime rivelazioni sulla Russia come mafia-stato), l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale finisce sistematicamente dirottata sul gossip intorno al fondatore di WikiLeaks. Non solo: come tutti gli attivisti della rete, Assange promuove sì la trasparenza della cosa pubblica, ma crede fermamente nel diritto del singolo individuo, chiunque esso sia, di proteggere la sfera più intima della propria vita privata. Non c'è affatto contraddizione tra le due cose: la difesa della privacy è uno dei capisaldi dell'attivismo in rete.

In che misura l'autobiografia non autorizzata contribuirà a ridare ossigeno alle finanze allo stremo di WikiLeaks? L'editore, che pure ha pubblicato il volume senza il consenso di Assange, ha fatto sapere che, una volta recuperati i soldi dell'anticipo, gli verserà regolarmente le royalties maturate. Nel frattempo, però, WikiLeaks rischia di finire strangolata dall'embargo economico, imposto dalle carte di credito Visa e Mastercard che hanno chiuso il rubinetto dei soldi a un'organizzazione che, ad oggi, è assolutamente legale. Assange e il suo team cercano di farlo capire in tutti i modi, lanciando un sos con campagne di finanziamento, aste su eBay e ricordando su Twitter che le stesse carte di credito che bloccano le donazioni a WikiLeaks permettono di versare soldi a entità come il Klu Klux Klan.

Presto (è questione di settimane ormai) si saprà che fine farà Julian Assange: verrà estradato in Svezia per essere interrogato in merito alle accuse di stupro? La decisione dei giudici inglesi determinerà anche il futuro di WikiLeaks. Senza Julian Assange, forse, WikiLeaks potrebbe essere un'organizzazione meno tumultuosa e controversa, ma non sarà più la stessa. Perché Assange porta eccentricità, errori, paranoia, ma anche genialità. Sulla scena mondiale è tutto un fiorire di OpenLeaks, GlobaLeaks, BalcanLeaks, copiate o ispirate a WikiLeaks, ma ad oggi l'unica creatura che ha innescato una rivoluzione vera è quella partorita dalla mente di Julian Assange. Paranoico, problematico nelle relazioni umane, sì. Ma visionario e carismatico. E non s'è mai vista una rivoluzione ispirata da un grigio contabile.