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QUANDO L'ONDA CI SOMMERGERÀ

Di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso, 28 febbraio 2011

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quando-londa-ci-sommergera/2145594)

La linea dura di Maroni? Un bluff, l'ultimo di tanti. Perché "le frontiere sono un colabrodo, mancano i controlli, le espulsioni sono pochissime, i centri di detenzione minuscoli, le procedure di identificazione quasi inesistenti". Insomma, un fallimento: "L'Italia si è dimostrata inefficace nel rispondere alle sfide dell'immigrazione". Adesso che la rivoluzione nel Maghreb sta per spingere verso la Sicilia un'ondata senza precedenti e il governo teme che i boat people saranno 300 mila, tutta la fragilità delle nostre istituzioni rischia di venire alla luce. Una serie di debolezze e deficienze strutturali radiografate dall'ambasciata americana in un monumentale rapporto redatto nella primavera del 2009, ottenuto da WikiLeaks e pubblicato in esclusiva da "l'Espresso".

Anche in quei giorni Lampedusa veniva assaltata dai barconi partiti dalla Libia, con naufragi drammatici e reazioni allarmate dei media. Per questo la sede diplomatica di Roma si mobilita, organizzando decine di interviste con funzionari pubblici ed esperti, per poi andare a vedere sul campo la situazione da Milano alla Sicilia. Il risultato è un dossier in tre capitoli di oltre 30 pagine, che rade al suolo gli slogan del governo Berlusconi. Si parte dall'esame dei provvedimenti varati negli ultimi tre anni: "Tutte le misure (accordi di rimpatrio, detenzione per gli immigrati illegali, leggi più dure) hanno fallito nel fermare il flusso di irregolari". C'è un dato che evidenzia l'impreparazione: "In tutta Italia i centri di detenzione per gli immigrati irregolari hanno soltanto 3 mila letti". Il direttore del centro di identificazione di Roma si sfoga con gli americani: "L'unico modo di fermarli sarebbe sigillare le coste del Nord Africa o rimandare indietro i barconi". Il dirigente della polizia "esprime la frustrazione perché lui e i suoi uomini non riescono a dare un'identità a molti dei fermati perché i Paesi d'origine non collaborano. Poiché la struttura di detenzione ha pochi posti, il risultato finale è che gran parte delle persone colpite dagli ordini di espulsione vengono rilasciate".

Il rapporto Usa mostra come le statistiche delle espulsioni siano false: i provvedimenti sono virtuali. "Su 70.645 illegali rintracciati (un implicito riconoscimento al fatto che c'è una popolazione di stranieri non rintracciati) solamente 24.234 sono stati realmente rimpatriati. Per esempio a Milano, su 3.088 persone che nel 2007 hanno ricevuto un ordine di espulsione solo 653 sono state rimpatriate". E anche "molti di quelli rimandati indietro poi tornano in Italia, scommettendo di poter passare dai 1.500 chilometri di frontiere piene di varchi". Il dossier fa sua la visione del portavoce della Caritas: "Fondamentalmente l'Italia manca della capacità strutturale di gestire il numero di immigrati illegali che arriva nel Paese. Non si sa da dove arrivano e quanti sono". E Paolo Ciani della Comunità di Sant'Egidio commenta: "La politica del governo non solo è immorale ma è anche inefficace".

Anche l'Unione europea ha le sue colpe. Davanti a questa marea umana, l'Ue sembra avere chiuso gli occhi lasciando gli italiani da soli: "Nonostante tutti gli Stati debbano contribuire al soccorso delle barche in difficoltà, la parte del leone la fanno le forze di polizia italiane". Alla faccia degli accordi Frontex, i nostri alleati mediterranei spesso fanno i furbi. Un ex ufficiale dei carabinieri già in servizio con Europol racconta che "quando viene avvistato un barcone nel Canale di Sicilia viene lanciato l'allarme a tutte le Marine europee ma soltanto gli italiani vanno a salvarli". E l'ambasciata americana conferma: "Durante una visita a Malta un ufficiale delle forze armate ci ha detto che loro intervengono in base alle loro limitate capacità, ma ha ammesso che se il barcone appare in grado di navigare i militari maltesi lo indirizzano verso Lampedusa". Il problema viene scaricato sull'Italia, incapace da anni di reagire ai colpi bassi di Malta.
Prima del caos di queste settimane, la questione dei boat people appariva tragica per il numero di vittime nella traversata, ma statisticamente secondaria. Perché dal mare sbarca solo il 15 per cento degli "irregolari", il resto entra nel nostro Paese dalla porta principale con un visto temporaneo "e vi rimane incoraggiato dalla debolezza dei controlli e dalla lunga storia di regolarizzazioni degli illegali". E' questa la vera breccia nella "Fortezza Europa" dove si infilano cinesi, filippini, marocchini, albanesi. Una scorciatoia che, paradossalmente, rischia di venire agevolata proprio dagli accordi di rimpatrio. Come spiega un funzionario del Viminale, Roma per ottenere la collaborazione di Tunisia ed Egitto gli "ha garantito 150 mila visti preferenziali l'anno": una massa di lavoratori stagionali che subiranno la stessa tentazione a mettere le tende.

Nel loro dossier gli americani evitano il termine "clandestino", lo ritengono parte di una campagna per criminalizzare l'immigrazione: "Il premier, Maroni, la stampa (in gran parte controllata da Berlusconi) continuano a enfatizzare il legame tra immigrazione, aumento dei reati e rischio di terrorismo... La retorica del governo e l'attenzione selettiva della stampa su questi legami hanno alimentato nell'opinione pubblica una sensazione di pericolo". Anche per questo l'ambasciata Usa esamina in dettaglio la linea dura varata dal ministro Roberto Maroni per "sbattere la porta": dalle ronde al divieto per i medici di curare gli irregolari, dal reato di immigrazione clandestina all'impegno contro le bande di scafisti. In altri dei cable rilasciati da WikiLeaks emergono le preoccupazioni statunitensi per la "xenofobia dei provvedimenti ispirati dalla Lega, come il censimento dei rom".

Ma il problema non è l'ideologia di Bossi: quello italiano è un fallimento globale, dove destra e sinistra non hanno saputo "elaborare un modello per gestire l'immigrazione, una questione che l'opinione pubblica ritiene vada affrontata con urgenza". Oggi la situazione rischia di precipitare per il caos libico, il Paese dove i trafficanti di uomini - riporta il dossier - hanno le complicità più forti e da cui salpano i disperati di tutta l'Africa. Ma la sfida sembra persa in partenza: "Gran parte dei nostri contatti, anche nel ministero degli Interni, credono che sarà difficile fermare l'onda. La posizione geografica, la debolezza dei controlli e la ricchezza rispetto ai Paesi d'origine rendono l'Italia una calamita per questa gente".