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ASSANGE E I SUOI FRATELLI

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso 3 dicembre 2010

E alla fine si è arreso: arrestato, con il suo sito Web costretto a rimbalzare da un angolo all'altro della Rete in una fuga nel cyberspazio parallela a quella del suo creatore in giro per il mondo. Sopravviveranno i pirati di WikiLeaks all'attacco sferrato contro Julian Assange? Bisogna averli visti in azione per capire che è lui l'anima del gruppo. Perché è lui che decide le strategie, sceglie quali e quanti file rendere pubblici, seleziona i giornali con cui collaborare e stabilisce le mosse per ottenere il massimo impatto mediatico.

Trasformato in nemico pubblico, condannato da governi e leader politici, oggi in molti vorrebbero farlo a pezzi, distruggerne il carisma e la credibilità. In una delle ultime scene che abbiamo davanti agli occhi, c'è lui, immediatamente prima del mandato dell'Interpol. E' magro, stanco, assediato dai reporter che vanno in pellegrinaggio come dall'oracolo, sperando di ottenere documenti segreti.

Con il suo arresto il futuro dei pirati si fa incerto. Senza la guida di Assange riusciranno ancora a muoversi in incognito in giro per il mondo, invisibili come fantasmi? Oppure rischiano il declino e nuove iniziative si faranno avanti? Una cosa è certa: per ora, non esiste niente che per dimensioni, impatto ed efficacia, possa competere con WikiLeaks. Eppure non mancano potenziali concorrenti.

Il decano dei siti web che spifferano documenti segreti è Cryptome (www.cryptome.org), fondato nel 1996 da John Young, un architetto newyorkese con l'ossessione dell'intelligence e che si è costruito una solida fama nel settore. Ha pubblicato le foto dei soldati americani ammazzati in Iraq - bandite da Bush per non perdere il consenso sulla guerra - ha diffuso le foto di unità speciali Usa che operano in Afghanistan, ha mostrato a tutti infrastrutture sensibili che l'America ha in giro per il mondo, ha anche fatto filtrare l'atto di incriminazione di Bradley Manning, la fonte che avrebbe passato ad Assange i documenti con cui sta facendo tremare il mondo.

Tanto è aperto ai media WikiLeaks, che usa i giornali come cassa di risonanza delle sue rivelazioni, tanto è chiuso e intrattabile il fondatore di Cryptome, John Young. A "L'espresso" che lo ha interpellato per discutere di WikiLeaks, Young ha risposto con una e-mail in cui esternava tutto il suo disprezzo per i giornalisti. Certo il suo atteggiamento verso WikiLeaks appare indecifrabile, visto che il sito di Assange un giorno viene presentata come l'Anticristo e il giorno dopo viene difeso. Banalissima concorrenza o raffinata operazione di disinformazione? In una delle sue ultime pubblicazioni, il fondatore di Cryptome attacca duramente i pirati per non aver pubblicato i nomi presenti nei cable diplomatici: una vera e propria maledizione per WikiLeaks, questa dei nomi. Se li pubblicano, come è successo con i file sull'Afghanistan, allora sono dei criminali che hanno le mani lorde di sangue. Se però non li pubblicano, allora chissà che torbido arcano c'è dietro.

"La redazione dei nomi è un modo per tenere in ostaggio le persone, facendo finta di proteggerle", va giù durissimo John Young nel suo Cryptome, "è un modo per dire: continua a obbedire o il tuo nome verrà rivelato". Non basta: Young annuncia "finalmente la nascita di tante WikiLeaks". E' una notizia che ormai gira da mesi sui giornali: alcuni dei fuoriusciti dal gruppo di Assange, come l'ex portavoce Daniel Schmitt, starebbero per dare il via a un'iniziativa concorrente, una sorta di anti-Wiki, su cui però, ad oggi, non c'è niente di certo su come sarà organizzata, finanziata e gestita.

WikiLeaks verrà fatta a pezzi? Per uno dei più grandi esperti di segretezza al mondo, l'americano Steven Aftergood, si avvicina la fine di quelle megafughe di centinaia di migliaia di documenti segreti che hanno reso il gruppo di Assange celebre in tutto il mondo. Il Pentagono, per esempio, dopo la débâcle dei file segreti sull'Afghanistan e l'Iraq, starebbe correndo ai ripari. Può sembrare incredibile, ma come ha raccontato nell'agosto scorso una delle più autorevoli riviste del settore, "Defense News", ad aver permesso quell'enorme emorragia di documenti sarebbe stata anche la mancanza di un adeguato sistema di sicurezza dei computer della rete SIPRnet, che avrebbero alcuni terminali a cui non state disabilitate né le porte Usb né quelle per i cd e i dvd: è per questo che qualcuno è riuscito a scaricare quella marea di documenti e a passarli a WikiLeaks.

Ma è possibile che il Pentagono sia così vulnerabile? Per un esperto del livello di Steven Aftergood è possibile eccome: "Il 28 novembre scorso il Pentagono ha spiegato che stanno lavorando a questo aspetto", racconta a "L'espresso". Il guru della sicurezza informatica, Bruce Schneier, invece, non nasconde la sua simpatia per i pirati di WikiLeaks: "Credo che forniscano un importante servizio ai giornalisti e a chi rivela le magagne", dice a "L'espresso" e spiega di non credere alla possibilità di fermare le loro massicce pubblicazioni di documenti: "Avete idea di quanti download ci sono sulle reti del Pentagono ogni giorno? Migliaia di migliaia! Perché qualcuno avrebbe dovuto accorgersi della fuga dei file sull'Afghanistan e l'Iraq?".

Se non sarà la tecnologia, sarà la legge a fare a pezzi WikiLeaks? A rispondere è John Gilmore, uno dei fondatori della Electronic Frontier Foundation (www.eff.org). Negli Stati Uniti, la Eff è una delle organizzazioni che guarda a Internet come al baluardo della libertà e dei diritti umani. Nel 2008 la Eff ha difeso strenuamente WikiLeaks dagli attacchi legali della banca svizzera Julius Baer, di cui i pirati pubblicarono le carte sulla presunta evasione fiscale e riciclaggio, finendo in una durissima contesa giudiziaria. "Non credo affatto che WikiLeaks collasserà. Ma è ancora troppo presto per capire come evolverà la situazione dell'organizzazione e quella personale di Assange", spiega Gilmore: "Se le accuse contro Julian sono il pretesto per arrestarlo per il suo lavoro, allora diventerà tutta un'altra storia". E poi avverte: "Mettere in prigione Assange potrebbe avere una serie di effetti perversi: le chiavi del file criptato "insurance.aes" potrebbero essere rilasciate". Si tratta del file "assicurazione" che Assange e WikiLeaks hanno diffuso all'inizio dell'ultima campagna mediatica: 100 mila persone ne sarebbero in possesso nel mondo in forma criptata. E i suoi misteriosi contenuti potrebbero essere rivelati diffondendo la chiave di decodifica se dovesse succedere qualcosa di grave ad Assange o al suo sito.

Ma "Insurance.aes" non è l'unico file mandato in giro da Assange e da WikiLeaks per proteggersi. Ne esistono altri. E promettono l'Armageddon.