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NEL PANTHEON DELLE BUSTARELLE

di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi

Pubblicato su L'espresso, 4 marzo 2010

Piccole mazzette, grandi capolavori. Un libro mastro della corruzione come non si vedeva da decenni, perché accanto alla contabilità delle bustarelle compaiono nomi di monumenti celebri: la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, il Pantheon, l’Isola tiberina. Tutto comincia a Terni, nel novembre 2008, quando la Procura guidata da Fausto Cardella fa arrestare tre funzionari della Soprintendenza di Perugia e un imprenditore di una società specializzata nel restauro con cantieri in tutta Italia: la Olimpo di Roma. Uno dei colossi nel settore dei beni culturali, attivissima nella capitale. L’accusa per i funzionari della Soprintendenza è di aver intascato 70mila euro per chiudere un occhio sui lavori della Olimpo, che si è aggiudicata il recupero di alcune chiese umbre.

La sorpresa più grossa, però, arriva con la perquisizione della sede romana della società: è lì che le Fiamme Gialle di Terni scoprono 250mila euro divisi in mazzette e il libro mastro in codice. A quel punto, i soci della Olimpo ammettono le regalie per i cantieri umbri. Poi un ex socio rimasto nell’azienda come direttore tecnico, Giuseppe Calleri collabora con gli inquirenti. E decifra le sigle della lista nera, fornendo le generalità complete dei funzionari corrotti: «F. N. è un geometra della Soprintendenza di Roma con cui ho seguito i lavori della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola nel 2007. Il geometra collaborava alla direzione lavori, affidata all’architetto P. S. sempre della Soprintendenza». Calleri dichiara di aver dato denaro al geometra: glielo avrebbe consegnato a quattr’occhi, nei pressi del cantiere o nei ristoranti vicini: «In tutto, saranno stati ottomila euro. E anche l’architetto P. S. ha avuto da me circa 5000 euro». È singolare notare come la chiesa in questione sia incastonata nel complesso del Collegio Romano: il palazzo che ospita il ministero dei Beni Culturali. Ma Calleri prosegue con una lista di monumenti e soldi elargiti a vario titolo per portare avanti i lavori senza fastidi: doni o vere e proprie tangenti. Ci sono Santa Maria della Vittoria, San Lorenzo in Miranda e perfino l’ex carcere del San Michele, sede di uffici e laboratori del Ministero. Un altro dirigente statale C. B. incaricato di vigilare sui restauri delle abbazie di Farfa e Montebuono avrebbe ricevuto 10 mila euro, più una ricca mancia per il suo collaboratore.

Diverso il discorso per la Chiesa di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina: i 5000 euro consegnati al sacerdote rettore sono solo “doni di Natale”. E in merito alle cifre accanto alla voce “Pantheon” spiega che si tratta solo di un premio per un dipendente molto capace. Non poteva mancare il contributo alla politica: fa mettere a verbale che alla segreteria di Mario Mei del Pd sarebbero andati 5000 euro durante le «penultime elezioni comunali a Roma». Quando un anno fa scatta l’inchiesta della procura di Terni che fa partire le perquisizioni della Finanza, nelle sovrintendenze romane scoppia il panico. E' lo stesso Calleri a raccontare di essere stato avvicinato da funzionari che gli chiedono notizie sulle indagini delle Fiamme Gialle umbre. C’è il timore che si scateni un’ondata di arresti nella capitale. Ma da quando il dossier con le rivelazioni è stato trasmesso alla procura di Roma, tutto è rimasto nel silenzio.