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GENOCIDIO IN NOME DI DIO

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su L'espresso, 3 dicembre 2009

Al telefono i due sacerdoti cattolici discutono di fondi spediti in Africa. La loro conversazione non riguarda però opere missionarie, ma il sostegno all'Fdlr, un movimento armato accusato di crimini contro l'umanità.

E' un intrigo da spy story: missionari che operano in un paese africano insanguinato da una guerra infinita e che simpatizzano e finanziano milizie armate che stuprano donne, massacrano civili, reclutano bambini soldato. La ricostruzione choc emerge da un rapporto dell'Onu strictly confidential, ovvero 'altamente riservato'- il grado più alto di segretezza per i documenti delle Nazioni Unite- di cui “L'espresso” è in grado di rivelare i contenuti.

Non tutti i miliziani dell'Fldr sono genocidari. Il leader supremo Ignace Murwanashyaka, per esempio, che vive in Germania ed è stato arrestato dai tedeschi la settimana scorsa, non era in Ruanda al tempo dello sterminio. Ma indubbiamente nell'organizzazione non mancano personaggi che si sono macchiati di crimini efferati, tipo il colonnello Ildephonse Nizeyimana, in cima alla lista dei ricercati per il genocidio ruandese e catturato infine ad ottobre dall'Interpol.

E' gente come Ignace Murwanashyaka, che il missionario saveriano Pier Giorgio Lanaro definisce “amica”. Dall'analisi delle sue email, gli esperti Onu ricostruiscono il supporto economico di padre Lanaro all'Fdlr. “Per l’Europa”, recita un messaggio del religioso, “sto scrivendo al presidente Ignace per vedere come eventualmente farli arrivare in Italia, magari attraverso miei fratelli, per evitare complicazioni di altro genere, dato che -leggo in un email ricevuto oggi stesso- il conto bancario delle FDLR in Germania è stato sospeso”. Lanaro, conclude il dossier Onu, “ha deliberatamente dirottato i fondi, raccolti dalla sua congregazione in Europa per il sostegno alla popolazione rifugiata, per fare in modo da sostenere direttamente l'Fdlr. Ha fatto ciò con la complicità di Franco Bordignon, responsabile regionale per le finanze dei Saveriani a Bukavu”. Ma i Saveriani non sono gli unici a finire nel mirino, nel rapporto si citano anche i “Brothers of Charity” o “Fratelli della Carità” (www.brothersofcharity.org), una congregrazione papale che gode dello status di consigliere dell'Economic and Social Council dell'Onu. Infine, tra una mail e l'altra, sbuca il nome di padre Jean Berchmans Turikubwigenge. Chi è? Oggi è il vicedirettore della Pastorale Missionaria della diocesi di Lucca, ma per ricostruire il suo passato bisogna sfogliare il rapporto del 2008 dal titolo “La leadership all'estero dei gruppi armati ruandesi”, dove una foto ritrae padre Turikubwigenge in tuta mimetica da cappellano militare. Ordinato prete da papa Wojtila nel '90, è rimasto in Ruanda negli anni del genocidio. Secondo testimonianze raccolte dall'osservatrice Rakiya Omaar, l'esperienza da cappellano l'avrebbe cambiato profondamente: “i suoi programmi erano puramente militari”. Forse questi stretti rapporti con i combattenti, conclude la Omaar, “potrebbero aiutare a spiegare le accuse che sono state mosse contro di lui per il genocidio, ovvero: l'aver distribuito armi agli hutu, aver aiutato i soldati a mobilizzare la popolazione, l'essere stato visto spesso ai posti di blocco [dove venivano individuati i tutsi da massacrare, ndr]”.

Non solo: un altro sacerdote d'etnia hutu è stato arrestato a Firenze lo scorso mese con l'accusa di aver partecipato a una strage di studenti in Ruanda.

Gli esponenti della Chiesa cattolica, però, non sono gli unici a uscir male dal rapporto degli esperti Onu. Quella che affiora dal documento è una storia senza eroi. Ne escono a pezzi potenze regionali come Uganda e Burundi, che sfruttano i traffici di metalli preziosi che insanguinano il Congo, alimentando conflitti feroci che si giocano intorno a due logiche: il predominio dei signori della guerra e la spartizione delle immense ricchezze naturali del Paese. Stando al rapporto, ogni anno verrebbe trafficato oro per il valore di 1,24 miliardi di dollari: una ricchezza folle che lascia per sempre il paese e ingrassa guerriglieri e trafficanti. Ne escono, poi, malissimo i 5 membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, tipo la Cina, che continua a imbottire di armi un paese allo stremo, ma anche la civilissima Francia, dove vive indisturbato il numero due dell'Fdlr, Callixte Mbarashimana. “La Germania ha arrestato il numero uno, Murwanashyaka. La Francia che ha fatto?”, chiede provocatoriamente un diplomatico che conosce bene il dossier Congo. Infine, ne escono a pezzi gli stessi congolesi, che non riescono a far pulizia neppure tra i loro ranghi, mantenendo nel loro esercito il generale Bosco Ntaganda, arruolatore di bambini soldato accusato di massacri colossali. A chi gli chiede conto del generale Ntaganda, il ministro dell'Informazione, Lambert Mende, risponde senza scomporsi: “Tutti gli eserciti del mondo sono pieni di criminali di guerra”.