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E C'E' ANCHE UNA “WIKIPEDIA DEI SEGRETI” CHE SVELA TUTTO MA PROTEGGE LE FONTI

Di Stefania Maurizi

Pubblicato sul Venerdì di Repubblica, 23 aprile 2010

Ha fatto filtrare il manuale di Guantanamo. Più di recente ha proposto il video sull'uccisione di due giornalisti della Reuters da parte di un elicottero Usa in Iraq, che ha fatto il giro del mondo. Il sito web Wikileaks si presenta come la 'Wikipedia dei segreti', punto di riferimento per tutti gli insider del mondo che hanno in mano documenti scottanti e vogliono renderli pubblici, senza rivelarsi. Davvero il sito riesce a proteggere le sue fonti? E come? Daniel Schmitt, giornalista di Wikileaks, ci spiega di usare un mix di tecniche: connessioni protette, comunicazioni criptate, una rete di server disseminati per il mondo. Basta a garantire la tranquillità di chi si assume il rischio di rivelare documenti delicatissimi attraverso il web? Esperti di sicurezza informatica, come il professore Ross Anderson dell'università di Cambridge e il suo collega Steven J. Murdoch, ci spiegano che “Wikileaks fa un buon lavoro nel proteggere le fonti, ma un margine di rischio esiste sempre: si può ridurre, ma non eliminare completamente”. Per questo, spiega Murdoch, a chiunque abbia in mano carte o video scottanti, “il sito consiglia di spedirli per posta (non elettronica) a una serie di indirizzi che Wikileaks ha a disposizione in giro per il mondo”. Ma al di là del problema tecnico, c'è poi quello etico: è giusto pubblicare qualsiasi cosa o ci sono segreti da tutelare? E' opportuno divulgare informazioni che possono essere usate dai terroristi per un attentato? Daniel Schmitt non ha dubbi: “Per ogni informazione di valore, c'è gente disposta a pagare. E i terroristi hanno soldi. Noi riveliamo i buchi nella sicurezza dei sistemi che dovrebbero proteggere le informazioni”. Come esempio, Schmitt porta il caso di 'Warlock', la tecnologia usata dalle forze Usa per rivelare la presenza dei famigerati Ied, le bombe artigianali che fanno strage di militari americani in Afghanistan e in Iraq. Due anni fa, Wikileaks pubblicò alcuni dettagli di Warlock: fu il caos. “Poche settimane fa”, racconta, “è venuto fuori che, un anno e mezzo prima, qualcuno aveva venduto per soldi le informazioni su Warlock ai terroristi, ma nessuno lo sapeva. Uno dei più grandi esperti di segretezza in circolazione, Steven Aftergood, della Federation of American Scientists, è molto critico: “Wikileaks è la risposta a un problema reale: il controllo dell'informazione. E fa il proprio lavoro in modo efficace, ma la risposta alla segretezza indiscriminata non è la pubblicazione indiscriminata. Non sono mormone o massone, ma rispetto il diritto di queste congreghe di poter affiliare persone in modo libero e riservato. Wikileaks no”. Rimane un dubbio: se dietro Wikileaks ci fosse la Cia o il Mossad o i servizi iraniani? La “ casa”, risponde: “Abbiamo una reputazione. Che si difende pubblicando tutto”.