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UN DOMANI TRA LE NEBBIE DEL SEGRETO DI STATO

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su Il Venerdì di Repubblica, 13 giugno 2008

Il nucleare italiano rinascerà anche grazie alle nebbie del segreto di stato? Dal 1° maggio è entrato in vigore il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che estende il segreto di stato agli impianti civili per la produzione dell’energia (Gazzetta Ufficiale n. 90 del 16 aprile 2008). Firmato da Prodi, ma entrato in vigore proprio a ridosso delle entusiastiche dichiarazioni di Berlusconi sul nucleare, il nuovo decreto ha fatto subito scattare l’allarme: il governo stenderà il velo della segretezza sulla costruzione di nuove centrali e del deposito nazionale delle scorie nucleari, sperando di bypassare sollevazioni popolari tipo quelle di Scanzano Jonico, nel 2003? Ambientalisti e nemici giurati dell’atomo sono scesi subito sul piede di guerra e l’ex astronauta Umberto Guidoni, europarlamentare dei comunisti italiani, ha presentato un’interrogazione prioritaria alla Commissione europea. Ma l’idea del segreto di stato non piace neppure a esperti come Sergio D’Offizi, il tecnico (ex-Sogin, la società incaricata dallo Stato di smantellare i vecchi impianti nucleari italiani) che ha proposto l’idea delle centrali in caverna. “Se c’è una via al nucleare italiano”, dichiara D’Offizi al Venerdì, “è quella della trasparenza e della democrazia partecipativa: bisogna coinvolgere le popolazioni locali in scelte che hanno un impatto diretto sulle loro vite. Le scorciatoie non funzionano”. E di fatto non esiste un solo paese al mondo che abbia messo in piedi o gestito a colpi di segreto di stato la costruzioni di centrali, depositi per i rifiuti e vari annessi e connessi per uso civile. “E’ un’assurdità”, spiega al Venerdì Thomas Cochran, direttore della sezione nucleare del Natural Resources Defense Council (www.nrdc.org) e membro dell’American Association for the Advancement of Science, “nessun paese al mondo si regola così. Le uniche informazioni che devono rimanere riservate sono i dettagli delle misure di sicurezza [in funzione antiterroristica, ndr], una volta che gli impianti sono operativi”.