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VON BRAUN, DA HITLER A KENNEDY

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su “Tuttolibri” de LA STAMPA, 24 giugno 2006

Il nazistissimo e abominevole dottor Mengele o l'enigmatico Heisenberg e la sua atomica di Hitler mai costruita. Da 60 anni a questa parte, il fantasma degli scienziati nazisti aleggia nella coscienza collettiva e puntualmente il politico di turno attinge all'archivio degli orrori per condannare come ‘nazista’ la ricerca sugli embrioni e l'eutanasia o per giustificare mostruosità come la creazione delle armi nucleari. Ma chi erano gli scienziati di Hitler? Come gestirono il patto con l'Ossesso? Perché la loro storia è ancora assolutamente rilevante e attuale? Gli scienziati di Hitler di John Cornwell, (Garzanti, 2006, 28 euro) ci fornisce un racconto pieno di protagonisti e di storie che inquietano e coinvolgono, un racconto accessibile a tutti e che si legge d’un fiato, ma che nel privilegiare un approccio in ampiezza, perde in profondità: basta per esempio considerare la storia dell’atomica di Hitler, che continua a far discutere da 60 anni, ebbene, Cornwell impiega sei (!) capitoli per raccontare fatti arcinoti, senza poter vantare un solo commento originale o anche una ricostruzione appassionante, com’è la storia di quella bomba al centro di mille intrighi mai chiariti. Ma in ogni caso il libro di Cornwell merita, perché fornisce una panoramica completa delle aberrazioni naziste in tema di scienza: dagli esperimenti medici sugli esseri umani, di cui Mengele è solo un esempio, al coinvolgimento del colosso della chimica tedesca IG Farben nello sterminio degli ebrei, dal ciarpame pseudoscientifico caro al capo delle SS Himmler, alla sinistra scienza dei razzi. E parlando di razzi, una storia inquietante raccontata da Cornwell è senz’altro quella di Wernher von Braun, il cui nome rimarrà per sempre legato alle micidiali V1 e V2, che terrorizzarono Londra durante la seconda guerra mondiale.

Furbo e senza scrupoli, von Braun venne reclutato giovanissimo nel programma missilistico tedesco, portato avanti a Peenemünde, una base che solo un giornalista sui generis come Luigi Romersa, inviato dal Duce alla ricerca delle armi segrete di Hitler, ha avuto il coraggio di definire ‘magnifica’ - del resto Romersa dice anche di aver assistito al test dell’atomica di Hitler…Per chi ci lavorava, Peenemünde era disumana: la base, infatti, andava avanti grazie al lavoro di operai-schiavi detenuti nei lager e trattati in modo eccezionalmente crudele. Quando Peenemünde fu bombardata dagli alleati, von Braun e suoi trasferirono il programma missilistico a Mittelwerke, in una serie di bunker sotterranei. Ma se Peenemünde era disumana, Mittelwerke era l’inferno in terra. I lavoratori-schiavi di Mittelwerke marcivano ammassati nel campo di concentramento Dora, solo nei primi 7 mesi di lavoro ne morirono 6.000 e quando finalmente la guerra finì e arrivarono gli americani, videro cos’erano migliaia di scheletri viventi devastati da turni di lavoro disumani, dalla fame, dalle malattie e dalle violenze sadiche: un film della U.S. Signal Corps mostra i soldati americani in lacrime davanti ai sopravvissuti di Mittelwerke. Ma von Braun non si preoccupò mai di certi dettagli e, a quanto pare, anche gli americani li dimenticarono presto: nel 1947, l’intelligence americana fece sparire dai dossier dell’esercito le informazioni più compromettenti sul passato di von Braun e di altri 700 scienziati tedeschi; gli USA li accolse a braccia aperte, arruolando nei propri centri di ricerca gente come von Braun o il medico Kurt Blome, processato a Norimberga per crimini gravissimi, tipo l’aver infettato i detenuti dei lager con virus mortali per studiare gli effetti della guerra biologica. Von Braun divenne presto la stella del programma spaziale americano: una foto lo ritrae soddisfatto e pasciuto vicino a JFK. Ma alla vigilia della missione Apollo per la luna, non mancò chi gli guastò la festa: “Può garantirci che il razzo non cadrà su Londra?”, gli chiese un giornalista impertinente. Neppure von Braun era abbastanza ricco o influente da potersi ricomprare il passato.

Quella di Wernher von Braun è solo una delle tante storie rilevanti e abominevoli della scienza sotto Hitler: raccontare queste storie e rifletterci sopra ci aiuta a capire a fondo il fenomeno e ci fornisce gli strumenti culturali per sfuggire agli inganni di chi, un giorno sì e l’altro pure, sproloquia di ‘esperimenti nazisti’ o di ‘scienza disumana’.