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UNA TASK FORCE CONTRO ASSANGE (English translation not available)

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso (edizione online), 1 marzo 2013

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/una-task-force-contro-assange/2201554)

E ora chi l'ha sbertucciato e trattato da paranoico dovrà ricredersi. La Task Force della Cia contro l'organizzazione di Julian Assange è un dato di fatto. Se ne era parlato nel 2010, appena WikiLeaks aveva iniziato a pubblicare i 251.287 cablo della diplomazia Usa: ufficialmente la missione del team dedicato della Cia doveva essere quella di valutare il danno provocato dalla pubblicazione dei documenti segreti del governo Usa. Ma poi non se ne seppe più nulla, tutto finì lì e, ogni volta che le preoccupazioni di Assange riaffioravano, venivano liquidate come paranoie.

Ora, però, a rivelare l'esistenza di questa Task Force sono i documenti che due giorni fa il Pentagono stesso ha rilasciato pubblicamente (https://www.rmda.army.mil/foia/FOIA_ReadingRoom/Detail.aspx?id=83) , dopo che i legali del 'Center for Constitutional Rights' di New York, che difendono WikiLeaks, e la stampa inglese e americana avevano presentato istanza di accesso agli atti del procedimento contro Bradley Manning, il giovane soldato americano accusato di aver consegnato all'organizzazione di Assange i file più esplosivi: dal video 'Collateral murder', in cui si vedeva un elicottero americano Apache sparare su civili innocenti a Baghdad, ai file sulla guerra in Iraq, in Afghanistan e su Guantanamo, fino ai cablo della diplomazia Usa.

Proprio ieri Manning, durante una delle udienze preliminari, ha ammesso per la prima volta in assoluto di aver passato quei materiali segreti a WikiLeaks, dopo aver cercato invano di contattare il Washington Post e il New York Times, che non avevano mostrato alcun interesse.

Ma oltre alle ammissioni del soldato, gli ottantaquattro documenti ottenuti dalla difesa di WikiLeaks cominciano a far emergere informazioni preziose. In uno di essi si scrive nero su bianco che la Cia ha creato una Task Force che si è occupata, e probabilmente si occupa ancora, dell'organizzazione di Assange. Il team della Cia ha elaborato un rapporto su WikiLeaks, ma nel documento, che porta la data del 30 agosto 2012, non si specifica nulla del contenuto di questo report.

Nelle ultime udienze preliminari del processo a Manning è venuto fuori anche che il governo degli Stati Uniti porterà in aula ben 141 testimoni contro il giovane soldato, tra questi ci sarà anche uno dei 22 Navy Seal americani che ha partecipato all'operazione in cui è stato ammazzato Osama Bin Laden, ad Abbottabad, in Pakistan, nel maggio del 2011. Il testimone, secondo quanto ha riportato il quotidiano inglese “Guardian” (http://m.guardian.co.uk/world/2013/feb/26/bradley-manning-prosecution-seal-bin-laden) rivelerà come prelevò dal rifugio di Bin Laden una serie di file digitali contenenti i documenti diffusi da WikiLeaks, dimostrando così che lo sceicco del terrore in persona ha cercato le informazioni pubblicate da Assange.

Questa testimonianza sarà cruciale per il Pentagono, che punta a dimostrare che la fuga di file segreti ha danneggiato gravemente la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, perché ha aiutato il nemico, fornendo intelligence ad al-Qaeda: un'accusa gravissima, che se provata, seppellirà Bradley Manning in prigione per il resto della sua vita e aprirà scenari inquietanti: anche WikiLeaks verrà incriminata per questo reato? E i giornali partner? "L'Espresso" lavora con Assange dal 2009 e, ad eccezione dei file sulla guerra in Iraq, ha collaborato alla pubblicazione di tutti i documenti riservati.

Ieri Bradley Manning si è dichiarato non colpevole di aver aiutato il nemico, ma contrariamente a quello che scrivono molti giornali italiani, questa dichiarazione non impedirà al Pentagono di portare avanti l'accusa più grave, per cui il giovane rischia l'ergastolo. Il processo vero e proprio che deciderà il suo destino avrà inizio solo il 3 giugno prossimo.

Le informazioni emerse ieri rappresentano le prime rivelazioni cruciali di un procedimento penale avvolto in una segretezza che rende a dir poco difficile capire cosa ha in mano il Pentagono contro Bradley Manning e contro WikiLeaks. Secondo alcuni osservatori citati ieri dal Guardian, la riservatezza in cui si stanno svolgendo le udienze preliminari a Manning è ancora peggiore di quella che vige nei processi a Guantanamo contro i membri di al-Qaeda, dove la stampa e i familiari delle vittime dell'11 settembre possono seguire le udienze solo dietro un vetro e l'audio subisce un ritardo di 40 secondi che permette ai militari di censurare tutte le frasi in cui si citano informazioni riservate.

Le indagini su Manning e le udienze preliminari hanno prodotto un diluvio di documenti: decine di migliaia di file, completamente inaccessibili alla difesa di WikiLeaks, ai giornali e all'opinione pubblica, perché il Pentagono si rifiuta di rilasciare perfino gli atti che vengono letti in aula, con la stampa presente. Gli ottantaquattro documenti appena rilasciati dal Pentagono sono una goccia nell'oceano.

Dall'udienza di ieri Manning ne esce ancora una volta come un soldato che ha agito per ragioni di coscienza. Ha ammesso di aver passato i documenti a WikiLeaks senza aver ricevuto alcuna pressione da parte dell'organizzazione di Assange. «Credevo che se l'opinione pubblica, soprattutto quella americana, avesse accesso alle informazioni, questo avrebbe potuto innescare un dibattito sul ruolo del nostro esercito e, in generale, della nostra politica estera», ha detto in aula.

Non è chiaro come il giovane soldato potrà difendersi dall'accusa più grave: quella di aver aiutato il nemico, fornendo a WikiLeaks documenti segreti che l'organizzazione ha rilasciato, rendendoli accessibili a tutto il mondo, e quindi anche ad al-Qaeda. Il testimone che, secondo il Guardian, sarà chiamato a rivelare come trovò copia dei documenti di WikiLeaks nel covo di Bin Laden ad Abbottabad, deporrà da un luogo segreto, la sua identità sarà protetta e si servirà di informazioni accessibili solo agli adepti della comunità di intelligence. E quindi non è chiaro come sarà possibile per la difesa di Manning contestare la fondatezza di queste informazioni. Nell'era dei processi segreti, basate su informazioni top secret, come potrà Bradley Manning opporsi alla ricostruzione di quello che è avvenuto ad Abbottabad?