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IRAN, LA BOMBA DELL'ONU (English translation not available)

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso online, 8 novembre 2011

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/iran-la-bomba-dellonu/2165671)


E' il dossier che tutto il mondo aspetta con il fiato sospeso. Il documento che potrebbe scatenare una nuova guerra dalle conseguenze devastanti.Tra quarantotto ore l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica dell'Onu (Aiea) rilascerà il nuovo rapporto sul programma nucleare dell'Iran.Un report top secret, che potrebbe aprplire la strada alla minacciata azione israeliana di cui ha parlato anche Shimon Peres. O che al contrario potrebbe frenare lo Stato ebraico. Insomma, il verdetto sulla partita che tiene il mondo con il fiato sospeso. Ma, a quanto può anticipare 'l'Espresso', il rapporto non conterrà nessuna conclusione definitiva.

Una fonte diplomatica delle Nazioni Unite che conosce nel dettaglio il dossier che sta per essere pubblicato spiega che non c'è nessuna 'pistola fumante'. «No, ma l'Agenzia rivelerà per la prima volta dettagli mai diffusi fino ad oggi», dichiara: «Si tratta di indizi che sono stati acquisiti nel corso del tempo e che ora vengono rivelati, perché i Paesi membri dell'Aiea devono esserne informati, indipendentemente dalle conseguenze che comporteranno».

L'elemento chiave che peserà sulle valutazioni delle cancellerie è la provenienza delle informazioni. I 'nuovi indizi' non sono frutto dell'attività degli ispettori dell'Onu: non si tratta di scoperte condotte dai tecnici dell'Aiea durante le visite nei siti del programma nucleare iraniano o durante l'analisi dei documenti sulle operazioni condotte da Teheran. Sono dossier consegnati da Paese terzi e poi esaminati dalla struttura delle Nazioni Unite, fino a formulare una valutazione complessiva dell'avanzamento delle ricerche iraniane.

Nel merito non ci sono dichiarazioni ufficiali. Ma, anche se non vengono confermate, le indiscrezioni del 'Washington Post' paiono molto attendibili. E parlano del fatto che gli ayatollah sarebbero ormai in grado di padroneggiare la tecnologia decisiva per costruire una bomba. Gli scienziati iraniani sarebbero infatti capaci di realizzare dei 'detonatori per l'implosione.

La parola 'implosione', ormai entrata nel linguaggio comune, fu coniata proprio durante la costruzione della prima bomba atomica, quando bisognava trovare un modo per far esplodere il plutonio e innescare la reazione di fissione: il processo alla base della bomba, che permette
di sterminare centinaia di migliaia di persone in un colpo solo. Un ordigno nucleare può essere costruito sia con l'uranio che con il plutonio: far esplodere l'uranio è banale, è così facile che la prima bomba all'uranio della storia, quella che distrusse Hiroshima, fu usata senza essere mai stata testata. Far esplodere il plutonio, invece, è molto difficile, perché richiede una tecnica speciale, chiamata appunto implosione, così difficile da mettere a punto che la prima volta che fu introdotta - in occasione della costruzione dell'atomica che distrusse Nagasaki - fu necessario testarla nel deserto, per essere sicuri che funzionasse. Da allora sono passati sessantacinque anni, ma l'implosione rimane la bestia nera di tutti gli aspiranti dottor Stranamore, eppure è la tecnologia preferita dalle potenze nucleari di tutto il globo, perché consente di costruire ordigni
molto più piccoli, che possono essere montati sui missili o nascosti in forma di mine.

Stando alle indiscrezioni trapelate sul 'Washington Post', l'Aiea sarebbe venuta in possesso di informazioni di Intelligence secondo cui un ex scienziato nucleare, russo di nome Vyacheslav Danilenko, avrebbe fornito all'Iran l'assistenza tecnica necessaria per padroneggiare la tecnica dell'implosione, un passo decisivo verso la bomba. Con 'l'Espresso', però, la fonte diplomatica delle Nazioni Unite non vuole entrare nel merito di queste rivelazioni, ma racconta che «molti dei dettagli che verranno rivelati nel dossier sono informazioni che provengono da Stati membri dell'Agenzia». E l'Agenzia è riuscita a verificarne l'attendibilità? «E' impossibile verificarle», risponde, «quelle sono informazioni che solo gli iraniani possono smentire o confermare, ma saranno incluse nel dossier per la prima volta, mentre non saranno incluse le informazioni deiPaesi membri che l'Aiea ha potuto verificare come prive di fondamento». L'Agenzia, oggi guidata dal giapponese Yukiya Amano, sembra dunque aver preso una rotta completamente diversa rispetto agli anni in cui al vertice c'era l'egiziano Mohammed ElBaradei. «Baradei non si fidava di pubblicare quelle informazioni», conferma il diplomatico, «perché, in ultima analisi, non si fidava delle segnalazioni che i Paesi membri facevano arrivare all'Agenzia: aveva visto quello che era successo con le armi di distruzioni di massa dell'Iraq di Saddam. Baradei, inoltre, si preoccupava molto delle conseguenze politiche dell'operato dell'Aiea. Ora, invece, l'Aiea ha deciso di tirare fuori certe informazioni accumulate nel corso del tempo, perché non spetta a un entità tecnica valutare l'impatto politico di certi dati».

Siamo davvero a un passo dalla guerra? La fonte delle Nazioni Unite sembra scettica e parla piuttosto di una guerra psicologica in atto, per fare pressione sull'Iran, che non è di certo a un passo dalla bomba, ma ormai ha messo in piedi un programma così vasto e avanzato, che se gli ayatollah decidessero di costruire le armi nucleari avrebbero tutte le risorse tecniche e industriali per farlo. Dopo anni di cautela nel riferire i dettagli tecnici dei programmi iraniani, nel settembre scorso l'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica dell'Onu ha rilasciato un rapporto in cui per la prima volta scrive di «essere sempre più preoccupata per la possibile esistenza in Iran di passate o di attuali attività nucleari nascoste, incluse quelle correlate allo sviluppo di testate nucleari per un missile, su cui l'Agenzia continua a ricevere nuove informazioni». Sono affermazioni mai sentite prima: una cartina di tornasole delle difficoltà dell'Aiea nel trattare con Teheran. Difficoltà che il diplomatico Onu conferma in pieno: «Gli iraniani collaborano relativamente con l'Agenzia, ma questo non vuol dire che non potrebbero avere degli impianti proibiti in siti nascosti. Non c'è una sola prova che permetta agli ispettori di dire che ce l'hanno, ma non c'è neppure una sola prova che permetta di dire che non ce l'hanno». Nel rapporto si tirano conclusioni?, chiediamo infine alla fonte. «No, non ci sono valutazioni finali, perché l'Aiea non è in grado di trarne», racconta infine a "l'Espresso" con una voce preoccupata, che conferma meglio di ogni altra cosa quanto, a Vienna, il clima sia cambiato.