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SILVIO SALVA I MARINES (English translation not available)

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso, 19 agosto 2011

(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/torture-usa-b-a-zerbino/2158732)

Salvate i marines, anche a costo di ignorare la giustizia mondiale. La Corte penale internazionale è l'incarnazione di un'utopia, nata proprio grazie a un trattato firmato a Roma: un tribunale per punire chiunque si macchi di genocidio, crimini contro l'umanità o orrori di guerra. Oggi persegue i massacratori della ex Jugoslavia, i tiranni africani e ha appena ordinato l'arresto di Gheddafi.

Però agli Stati Uniti non è mai piaciuta: non hanno sottoscritto il trattato, firmato da altri 116 paesi. E mentre Silvio Berlusconi ha pubblicamente esaltato la Corte definendola "una svolta storica", i file di WikiLeaks, che "l'Espresso" pubblica in esclusiva, sostengono come in segreto il premier si offrisse di aiutare gli americani nel tentativo di limitare i poteri dei magistrati globali.

La Corte è diventata operativa il primo luglio 2002, mentre l'America di George W. Bush era impegnata nella fase più drammatica della guerra al terrorismo, con iniziative estreme come il campo di Guantanamo. Gli statunitensi temono che i nuovi magistrati internazionali diventino un ostacolo e cerca il sostegno delle potenze amiche.

Il 19 luglio 2002 gli emissari di Washington contattano il direttore degli affari politici del ministero degli Esteri, Giancarlo Aragona: oggi è presidente della Sogin, la società per la gestione dell'eredità nucleare italiana. Nel colloquio, Aragona inizialmente tiene duro e fa sapere di trovare "incomprensibile che gli Stati Uniti vogliano andare contro ogni misura per proteggere i loro uomini con una campagna accanita contro la Corte, facendo pressione sugli Stati per non firmare né ratificare il trattato".

Ma gli Usa non cercano lo scontro frontale: preferiscono aggirare la Corte con una serie di accordi bilaterali. Patti che impegnino gli alleati a non consegnare ai giudici dell'Aja militari e personale statunitense. Due settimane dopo il colloquio con Aragona, l'ambasciatore Mel Sembler incontra Giovanni Castellaneta, consigliere diplomatico del premier Berlusconi. Sembler fa sapere a Castellaneta che gli Stati Uniti non vogliono "sabotare la Corte, ma stanno cercando di proteggere i loro uomini con un accordo" e che "per il presidente Bush firmarne uno con il governo italiano è al top delle priorità".

Castellaneta spiega che "i consiglieri legali del governo hanno confermato che non c'è alcun ostacolo legale o giuridico a firmare" l'accordo che la Casa Bianca desidera. L'ambasciatore esulta: "E' la risposta più positiva che abbiamo ricevuto. Ancora una volta, quando il presidente Bush chiede aiuto a Berlusconi, l'aiuto arriva immediatamente". Quindici giorni dopo anche Aragona ha cambiato idea e addirittura consiglia come procedere nei colloqui internazionali per arrivare a un accordo "aggira-Corte". Soddisfatta, l'ambasciata trasmette a Washington i "buoni consigli" di Aragona.