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IL NOSTRO INCONTRO COL FONDATORE DI WIKILEAKS (English translation not available)

Pubblicato su l'Espresso, 15 ottobre 2010

L'ultimo appuntamento è in una grande capitale europea. Al buio, come tutti i contatti lanciati dai suoi ragazzi. Dopo la pubblicazione del primo database di documenti segreti sottratti al Pentagono, Wikileaks è diventato il pericolo pubblico numero uno delle autorità statunitensi. E il fondatore, Julian Assange, una sorta di leggenda, idolatrata e odiata: il capo dei pirati informatici che hanno beffato la più grande potenza mondiale o l'uomo che mette a rischio la sicurezza internazionale.
Dopo il clamore per la fuga di notizie più massiccia mai avvenuta, che ha messo a nudo tutti i lati oscuri della guerra condotta in Afghanistan dalla Nato, Assange si è inabissato. Poi la vicenda oscura delle accuse di stupro, lanciate contro di lui da due ragazze svedesi, immediatamente confermate dai magistrati di Stoccolma e smentite dagli stessi neppure ventiquattr'ore dopo. Il tempo di una veloce autodifesa in pubblico ed è scomparso.

Alla fine "L'espresso" è riuscito a incontrare l'uomo che la Cia e l'Nsa vorrebbero torchiare.

"Ecco il mio bagaglio", dice, mostrando una bustina di plastica trasparente, che contiene solo una t-shirt e quattro flaconcini di sapone: è tutto quello che gli hanno consegnato all'aeroporto di arrivo, perché, racconta, la sua valigia si è smarrita. "Strano che si sia persa", commenta: "Per venire qui ho preso un volo diretto". Poi apre una borsa a tracolla e tira fuori l'armamentario su cui tutte le agenzie d'intelligence del mondo vorrebbero mettere le mani: un computer Mac e una valigetta minuscola da cui estrae foglietti di carta tipo pizzini.

La sua arma segreta è quella. "Questo computer invece sta sempre con me, non può sparire". Poi si infila le mani nel maglione a collo alto e tira fuori una chiavetta Usb fissata a un cordoncino. "Anche questa sta sempre con me". Un sorriso fugace e si rabbuia di nuovo: "Forse nella valigia vogliono metterci qualcosa?", commenta, "una microspia o materiale pedopornografico?".

Eccolo Julian Assange: si materializza lui e, fedele come la sua ombra, si materializza la paranoia.