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LA PILLOLA DELLA GIOVINEZZA - INTERVIEW WITH DAVID SINCLAIR (English translation not available)

Pubblicato su “Tuttoscienze” de “LA STAMPA”, 15 ottobre 2003

Per gli alchimisti, si otteneva dall’oro potabile, per gli azzeccagarbugli dai testicoli di scimmia; per secoli, un’umanità ossessionata da miracolosi elisir di lunga vita ha trangugiato misture terrificanti, dalle quali i più fortunati uscivano incolumi.

Oggi, il segreto della longevità si cerca nei geni, ma anche nell’era della biologia molecolare, la “fontana della giovinezza” alimenta proclami così sensazionalistici da essere stata ribattezzata “la fontana dell’esagerazione”. Non tutti esagerano, però.

Nell’agosto scorso, il patologo americano David Sinclair ed i suoi colleghi della Harvard Medical School di Boston, una delle più importanti scuole di medicina del mondo, hanno pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature un lavoro subito rimbalzato sul New York Times. La ricerca di Sinclair è stata finanziata, tra gli altri, dalla fondazione italo-americana Giovanni Armenise-Harvard, che, tra le varie attività, porta avanti un’importante politica anti-brain drain, finanziando alcuni dei giovani ricercatori italiani che, dopo esperienze di altissimo livello all’estero, vogliano tornare a lavorare in Italia. Abbiamo chiesto a Sinclair di parlarci della sua scoperta.

Professor Sinclair, può illustrarci il lavoro appena pubblicato?

E’ il frutto di una scoperta fatta 70 anni fa: nei ratti sottoposti a restrizione calorica, attraverso una dieta spartana ma bilanciata, si osserva un aumento di circa il 50% della lunghezza della vita media ed una riduzione molto significativa dell’incidenza di malattie tipicamente geriatriche, come il cancro, le malattie cardiovascolari, l’osteoporosi, ecc..Questi effetti si riscontrano su molti organismi modello per la biologia, ma purtroppo il regime di restrizione calorica è insostenibile, perché porta quasi alla fame. Ebbene, i miei colleghi ed io abbiamo individuato delle molecole che simulano la restrizione calorica e la più potente di queste molecole è il resveratrolo, contenuto tra l’altro nel vino rosso. Abbiamo scoperto che i lieviti trattati con esso vivono in media per 38 generazioni, anziché 19. Ma il resveratrolo naturale non è molto stabile: si degrada facilmente in presenza di ossigeno e perde la sua efficacia, così stiamo cercando di metterne a punto delle versioni sintetiche più stabili.

Dunque avremo un elisir di lunga, e soprattuto sana, vita...

La cosa affascinante della restrizione calorica è proprio la prospettiva di una vita lunga e sana, ma mettere a punto un farmaco che nell’uomo rallenti l’invecchiamento e prevenga le malattie ad esso comunemente associate è ancora fantascienza: non ci sono neppure dati definitivi sul fatto che la restrizione calorica funzioni sull’uomo. Per ora, la nostra scoperta riguarda un organismo unicellulare semplicissimo come il lievito ed abbiamo solo dati preliminari su organismi multicellulari come il verme nematode e il moscerino della frutta. Se quest’ultimi saranno confermati, sperimenteremo il resveratrolo sui topi e, se funzionerà, passeremo all’uomo: il cammino è molto lungo, serviranno 20 anni per mettere a punto un farmaco, ma con questo studio abbiamo dimostrato che c’è una possibiltà reale di rallentare l’invecchiamento e le malattie ad esso correlate con una sola pillola. Realisticamente parlando, sarei felice di allungare la vita media dell’uomo di 5 anni, un obiettivo probabilmente deludente per i giornali, ma molto significativo dal punto di vista medico, poi in futuro si potrebbe fare di meglio, forse.

Le proprietà benefiche e antiossidanti del vino rosso non sono una novità.

Certamente, ma i nostri studi sono chiari: il resveratrolo allunga la vita del lievito perché, come la restrizione calorica, attiva una famiglia di proteine che entrano in azione quando il deteriorarsi delle “condizioni ambientali” minaccia la sopravvivenza del lievito. Queste proteine ne aumentano le difese cellulari, e dunque prevengono i danni alla cellula, e attivano i processi di riparazione degli stessi. Gli antiossidanti, almeno nel lievito, non le attivano. Ciò non significa che le proprietà antiossidanti del resveratrolo non siano importanti, anzi magari negli organismi superiori lavorano insieme a quella famiglia di proteine, ma per ora non lo sappiamo. La cosa che ci fa ben sperare è che quelle proteine sono state trovate in quasi tutte le specie, dalle piante ad un fungo come il lievito all’uomo, anche se non abbiamo la certezza che quelle trovate nell’uomo abbiano le stesse funzioni riscontrate nel lievito.

Nella sua ricerca ci sono molte incognite, perché è tanto ottimista?

Il fatto che la restrizione calorica funzioni sul lievito, sul moscerino della frutta, sul verme nematode, sui pesci, sui topi, e, per quello che se ne sa finora, anche sulle scimmie, ed il fatto che quelle proteine si ritrovino dalle piante all’uomo, mi suggeriscono che certi meccanismi si conservino da specie a specie. In tutti gli organismi ben nutriti, rimangono poche difese contro l’invecchiamento perché tutte le risorse vengono usate per crescere rapidamente e riprodursi: oggi le donne dei paesi ricchi raggiungono la maturità sessuale intorno agli 11 anni. Ma se il cibo scarseggia, un organismo sposta le sue risorse sulla difesa per la sopravvivenza, poi, superata la fase critica, “torna a preoccuparsi” di crescere, riprodursi e quindi invecchiare. E’su questo meccanismo che vorremmo intervenire: sui regolatori dell’invecchiamento, per far sì che le persone vivano a lungo piuttosto che crescano rapidamente.

Su questo, un’autorità come Leonard Hayflick, il gerontologo americano che ha posto le basi molecolari per lo studio dell’invecchiamento, è molto scettico, arrivando a dire che se riescono a dimostrargli un solo modo per prevenire l’invecchiamento nelle auto, allora potrebbe avere qualche ragione per accettare la possibilità di poterlo rallentare negli esseri viventi. Cosa le fa pensare che le molecole degli esseri viventi siano diverse rispetto a quelle delle auto, per quanto riguarda il deterioramento nel tempo?

Il fatto che il nostro corpo abbia molti meccanismi di autoriparazione, che le auto non hanno affatto. La metafora di Hayflick, per cui gli organismi sono come le auto: le compriamo nuove, ma poi con gli anni si rovinano e alla fine cadono a pezzi, è fuorviante.

I “rimedi antietà” sono un grosso business; nel lavoro che avete appena pubblicato, riconoscete di avere interessi finanziari nella vostra scoperta. Avete già fondato un’azienda farmaceutica per sfruttarla?

Non ancora.

Oltre ai mercanti dell’immortalità, chi beneficerebbe della “fontana della giovinezza”? Intendo dire: il nostro pianeta è già diviso in un “polo pediatrico”, al sud, con molti bambini, ed un “polo geriatrico”, al nord, con molti anziani. Crede che potremo creare lavoro e welfare per una popolazione di ultracentenari?

Tutti beneficerebbero di un futuro in cui un settantenne ha ancora molti anni davanti a sé ed è sano, mentre oggi la maggior parte di loro ha arterie intasate dal colesterolo, cancro, ossa fragili e dolore, sofferenza, spese sanitarie. E vorrei ricordare che anche quando la penicillina fu scoperta, ci si chiedeva: cosa succederà se facciamo sopravvivere tutti? Se avremo una popolazione di ultracentenari, la società dovrà riorganizzarsi, proprio come ha fatto negli ultimi 150 anni, in cui l’aspettativa di vita nei paesi industrializzati è raddoppiata.

In effetti, citandolo per l’ultima volta, Hayflick sostiene in modo quasi paradossale che “l’invecchiamento è un artefatto della civilizzazione”, nel senso che solo dopo che i progressi della medicina e dell’igiene ci hanno permesso di vivere ben oltre gli anni della riproduzione, abbiamo cominciato a considerarlo un problema biologico. Per lei, cos’è l’invecchiamento?

Lo considero un insieme di malattie e trovo molto difficile far capire il mio punto di vista, perché mi ripetono che è un processo naturale, una fase della nostra vita, ma anche il cancro è un processo naturale e non conosco nessuno che lo accetti come “una fase” della vita. Considero l’invecchiamento come la peggiore delle malattie: il cancro non colpisce tutti, l’invecchiamento sì.