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GHEDDAFI HA UN BUCO NEL MURO (English translation not available)

Pubblicato su L'espresso, 20 novembre 2009

Chi pagherà la barriera elettronica e satellitare che il gigante Finmeccanica costruirà per la Libia di Gheddafi, per controllare il confine sud del paese e stoppare l'immigrazione clandestina? “L'espresso” ha indagato sull'accordo per la fornitura del sistema e i conti non tornano.

Della barriera si parla da tempo: per arrestare il flusso di immigrati che arrivano sulle nostre coste, Tripoli deve essere in grado di controllare il confine sud, quello che separa il paese del Colonnello dai disperati più disperati dell'Africa: Sudan, Chad, Niger. Nel Trattato di Amicizia Italia-Libia, si prevede un sistema elettronico di controllo delle frontiere. Costo ipotizzato: 300 milioni di euro, metà della spesa a carico dell'Italia, mentre “per il restante 50 per cento, le Parti contraenti chiederanno all’Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle intese intervenute tra Tripoli e Bruxelles, anche su questo aspetto, con la firma di un Memorandum of Understanding nel luglio 2007". Il 7 ottobre scorso - data in cui i libici festeggiavano la 'Giornata della vendetta' contro l'occupazione italiana, ora cancellata dal Trattato - la società Selex Sistemi Integrati del gruppo Finmeccanica ha annunciato l'accordo con la Libia: importo 300 milioni, con una “prima tranche, di 150 milioni, già operativa". Dunque l'affare è fatto? Sarà davvero Bruxelles a sganciare i 150 milioni di euro che mancano all'appello? Se chiedete al ministero degli Esteri, rimandano a quello degli Interni, che a sua volta vi dirotta sulla Presidenza del Consiglio. A Bruxelles, poi, cascano dalle nuvole: 150 milioni a carico dell'Unione Europea? “C'è un errore”, risponde a “L'espresso” Christiane Hohmann, portavoce del Commissario Benita Ferrero Waldner. L'Unione sarebbe disposta a spendere 20 milioni di euro per tutto un pacchetto di iniziative oggetto dell'accordo del 2007, non 150 per il solo sistema di controllo delle frontiere. “Una bella differenza”, sottolinea la portavoce.

Non contribuisce a fare chiarezza il silenzio della Selex: che significa che la prima tranche di 150 milioni di euro dell'accordo è già operativa? Selex ha in mano un vero e proprio contratto (non un semplice accordo) per una commessa di 150 milioni? Il governo Berlusconi ha già assicurato alla società l'intero importo della tranche a carico dall'Italia e che la relazione tecnica a corredo del Trattato prevedeva fosse spalmata su tre anni (33.544.000 euro nel 2009, 61.200.000 euro nel 2010 e 57.700.000 per il 2011) ? A queste domande de L'espresso, Selex non ha voluto rispondere. Né ha voluto chiarire che tipo di sistema fornirà alla Libia. Le uniche informazioni, peraltro molto generali, su questo genere di tecnologie ci vengono fornite da Frontex, l'agenzia europea di protezione delle frontiere.“I satelliti da soli non bastano”, dice a “L'espresso” Edgar Beugels, responsabile della Ricerca di Frontex, spiegando che, per controllare i confini, servono radar, sensori a terra, tipo quelli capaci di rilevare il calore del corpo umano, telecamere a circuito chiuso e anche droni: ogni dispositivo raccoglie immagini e dati e poi li integra in un sistema centrale capace di dare in tempo reale la situazione della frontiera, un pò come lo schermo di un radar permette di sorvegliare lo spazio aereo, verificando le intrusioni. Davvero, però, la tecnologia è la soluzione all'immigrazione clandestina, soprattutto in paesi come la Libia, dove la corruzione dilaga? Neppure Beugels sembra crederci: “La tecnologia fornisce gli strumenti per rilevare l'ingresso dei migranti, ma non li fermerà”.