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ASSANGE: "LA VERITÀ SUI FILE" (English translation not available)

Di Stefania Maurizi

Pubblicato su l'Espresso 7 settembre 2011

)http://espresso.repubblica.it/dettaglio/assange-la-verita-sui-file/2159880)

Ellingham Hall è una magione nel profondo della verde Inghilterra che sembra uscita da una storia di Rudyard Kipling. All'ingresso spicca una teca di vetro che avrà due secoli: ingabbia una maestosa tigre imbalsamata con le fauci aperte, una grande zampa con gli artigli che spuntano da dietro canne rinsecchite, ma perfettamente conservate. Sulle pareti sono appese teste di cervo dalle lunghe corna e fucili antichi. Una serie di dipinti di piccole dimensioni ritrae il proprietario in tuta mimetica al fronte. Qui tutto richiama il valore militare, le passioni primitive della guerra e della caccia, la storia di una stirpe di soldati e messaggeri al servizio dell'impero di Sua Maestà.

Pare incredibile che la figura più anti-establishment del momento, Julian Assange, il sovversivo venuto dal cyberspazio per buttare all'aria il sistema, sia agli arresti domiciliari nella tenuta di campagna di una delle famiglie della upper class più tradizionali del Regno Unito: quella di Vaughan Smith, ex capitano di un corpo d'élite dell'esercito inglese e reporter di guerra che ha creato il Frontline Club di Londra.

Eppure il fondatore di WikiLeaks è proprio qui. Come la tigre sotto vetro, Julian Assange - che per anni ha vagato da uno stato all'altro, senza una dimora e con un zaino con l'inseparabile laptop - è intrappolato a Ellingham Hall da dicembre, in attesa che la giustizia inglese decida se dovrà essere estradato in Svezia, dove due donne lo accusano di stupro.

Ad oggi non è incriminato per alcun reato: i magistrati svedesi ne hanno chiesto l'estradizione per interrogarlo in merito alle accuse delle due ragazze. Subito dopo l'arresto, ai giudici che gli chiedevano un indirizzo di residenza per poterlo rilasciare in attesa della sentenza, ma con l'obbligo di firma e di indossare un braccialetto elettronico, Assange ha potuto fornire solo il numero di una casella postale in Australia: il suo unico recapito. Vaughan Smith, che in fondo conosceva Assange in modo marginale, si è offerto di dargli una mano, ospitandolo nella grande casa, che la sua famiglia possiede da oltre 200 anni.

A Ellingham Hall non si arriva per caso. E' nel cuore del campagna del Suffolk. Da quando Assange è "ospite" con parte della sua squadra, la tenuta è sotto l'assedio di reporter, attivisti e curiosi.

Ed è qui che 'l'Espresso' è entrato, proprio nell'ultimo weekend di agosto in cui WikiLeaks ha deciso di rilasciare la versione integrale dei 251.287 cablo, facendo infuriare tutti: diplomazie internazionali, media e attivisti per i diritti umani.

Il quartier generale del gruppo è al piano terra, in una sala con un grande vetrata che dà su un prato verde assolutamente perfetto. Le pareti sono zeppe di ritratti degli antenati di Vaughan Smith, facce che sembrano guardare con piglio aristocratico e severo tutto l'ambaradan di computer, cellulari, telecamere, chiavette Usb, cavi elettrici, appunti e carte geografiche, che la banda ha ammucchiato in ogni centimetro quadrato della stanza.

Appena entrati nella 'war room', capiamo subito che aria tira: Assange e i suoi collaboratori stanno valutando se rilasciare i 251.287 cablo della diplomazia Usa in versione integrale, ovvero senza censurare i nomi delle fonti citate nei documenti. «Ci sono persone che vanno protette», obiettiamo noi. «Il Dipartimento di Stato le ha allertate», ci risponde Assange, riferendosi al fatto che, ormai, la pubblicazione dei file va avanti dal novembre 2010 e la diplomazia Usa si è mossa subito per avvertire governi, contatti e gole profonde i cui i nomi figurano nei cablogrammi.

In ogni caso, la decisione sembra quasi obbligata, perché la settimana prima del rilascio dei documenti da parte di WikiLeaks, si è innescata una vera e propria reazione a catena di eventi, che hanno convinto Assange a pubblicare tutto senza censure.

La storia è complessa, ma merita di essere raccontata.?

Nel novembre del 2010, quando il quotidiano inglese 'The Guardian', il 'New York Times', 'Le Monde' ed 'El Paìs' hanno iniziato a pubblicare i cablo, il sito di WikiLeaks ha subito una serie di attacchi hacker mirati a farlo collassare. Per tutelare i dati dell'organizzazione, lo staff di Assange ha messo in rete una serie di documenti. Tra questi c'era il file che conteneva tutti i cablo in versione integrale.